La riforma del clero “al passo dei poveri”

Papa Francesco ha aperto la 69ª assemblea generale dei vescovi italiani, dedicata al “rinnovamento del clero”, invitando a porsi in ascolto di “qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità”. Dopo aver salutato i nuovi vescovi (fra i quali mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento), il Papa ha posto tre domande sul ruolo del prete oggi: che cosa ne rende saporita la vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?”. Accogliendo il Papa il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha detto: “sappiamo quanto il nostro popolo guardi a noi, alla nostra missione di primi annunciatori dell’amore di Dio e di pastori chiamati ad avere a cuore ognuna delle persone e delle comunità”.

“Il sacerdote – ha detto fra l’altro Papa Bergoglio – “non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio”. Il “segreto” del sacerdote, in definitiva, sta proprio nell’appartenenza al Signore, che lo rende “estraneo alla mondanità spirituale che corrompe”.

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