Dal 1998 non si chiama più Teatro o Cinema parrocchiale, ma Sala della comunità. Il luogo tradizionale d'incontro tra l'anima più ecclesiale e la realtà culturale e sociale del territorio restituisce l'immagine della trasformazione in corso nella chiesa e nella società italiana, e la complessità della sua trasformazione.
La Sala non è più il luogo di un'attività prevalente ma di una molteplicità di proposte culturali, dal teatro al cinema, alla musica, ai convegni, ai dibattiti.
Tutto in teoria è contemplato, ma la realtà chiude poi le possibilità. Il mercato impone la sua legge totalitaria. I costi di gestione diventano insostenibili, le risorse umane scarseggiano. Ciò nonostante negli ultimi anni si assiste a un certo risveglio delle sale specialmente nel settore cinema. Alle poche sale che avevano proseguito l'attività indipendente dai Comuni (Volano, Lavarone, Povo, per citarne alcune), si sono aggiunte negli ultimi anni sale che non avevano mai svolto attività, come Arco e Dro, o che hanno ripreso dopo una lunga interruzione come Mattarello. Sale dotate di impianto digitale che permette loro di fare il cinema di prima visione. La scelta prevalente in queste sale è una proposta nel fine settimana diversificata per target (bambini, giovani e adulti). Non manca tuttavia la proposta culturale che più qualifica la sala della Comunità, come il ciclo sulle Fedi in gioco (Arco), l’attività annuale da Cinecircolo (Cloz), oppure Lo Sguardo Aperto, 5 film sulla misericordia (Pergine), che ha segnato nelle settimane scorse il rilancio dell’Oratorio don Bosco in un campo che in passato lo aveva visto solo ospite passivo di iniziative esterne. Piccoli segnali di ripresa per costruire comunità vive.
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