Marcello Osler, ex ciclista professionista, presenta giovedì 5 a Pergine il libro che la moglie ha scritto sul drammatico recente periodo della sua vita
Era il 25 maggio 1975 e il Giro d'Italia stava affrontando l'ottava tappa, la Potenza-Sorrento di 220 chilometri. Fra i corridori c'era anche un giovane trentino Marcello Osler, che aveva fatto le prime pedalate con la Forti e Veloci di Trento per passare professionista con la Sammontana nel 1973. Tappa che sulla carta non prevedeva particolari difficoltà, affrontata quindi con un po’ di superficialità dai “padroni” del Giro. Così Marcello, gregario di Roger De Vlaeminck e Patrick Sercu, fiuta la giornata buona e a Vietri accende le polveri di una fuga che sarà vincente dopo 168 chilometri di galoppata solitaria.
Una fuga storica, rimasta negli annali del ciclismo, ma per lui non l'ultima. La “Fuga più lunga” l'avrebbe compiuta quasi quarant'anni dopo, contro un avversario ben diverso da quelli con cui si era battuto sulle due ruote. Il 31 luglio 2013 Marcello è colpito da un infarto devastante (20 minuti a cuore fermo) che procura danni considerevoli all'organismo e un coma di 53 giorni. Poi, da potenziale “vegetale” come temeva qualche sanitario, Marcello è rientrato gradualmente nella vita psico fisica normale, con un percorso che sa di miracoloso.
Miracolo che si chiama Elena Leonardelli moglie di Marcello, i quattro figli e la volontà di ferro del protagonista. Un mix che ha spinto la moglie Elena a mettere su carta quello che ha vissuto nei due anni che hanno seguito il drammatico momento dell'infarto: è nato così il libro “La fuga più lunga – Un tratto di strada con Marcello Osler”.
“Sono stati due i motivi che mi hanno spinta, un po' contro la tradizionale riservatezza di noi trentini, a mettere a nudo i sentimenti interiori miei e dei miei familiari”, spiega Elena. “Il primo è per far capire che anche di fronte ai momenti più tragici si può reagire con coraggio e fiducia e quindi vuole essere anche un messaggio di speranza alle non poche persone che vivono situazioni analoghe alla nostra. E poi vogliamo aiutare per quanto possibile quanti operano per le persone che vivono il dramma di una malattia difficile”.
Per questo l'intero ricavato sarà devoluto all'AIL, associazione indirettamente legata all'attività di Marcello tramite l'organizzazione della “Pedalata per la vita”. “Questo libro, inoltre, vuole essere un ringraziamento ai moltissimi – dai nomi grandi del mondo del ciclismo alle persone più umili – che in questo periodo hanno dimostrato un sincero affetto per Marcello, restituendo in un certo senso quel sentimento di altruismo che ha sempre contraddistinto mio marito”.
Un affetto immenso il suo per Marcello con cui, afferma Elena, “mi sarei sposata un'altra volta l'anno scorso per sottolineare il nostro amore; non è stato possibile, ma abbiamo compiuto un nuovo viaggio di nozze alle Canarie, per confermare un legame che ha costituito il segreto di questo incredibile recupero”.
Marcello, impegnato in cucina a preparare la pappa per la nipotina, conferma con il suo solito stile sobrio ma concreto, scherzando anche sui momenti drammatici: “Avevamo amici in tutto il mondo che pregavano per me e credo che questo sia stato importante. Il Padre Eterno, pur di liberarsi da tanti insistenti fedeli, ha deciso di rimettermi in sella. Così ho ripreso a…pedalare”.
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