Chi corre? Commette fallo…

È nato in Inghilterra, ma sta prendendo piede anche in Italia un modo nuovo di giocare a calcio: il “walking football” è sicuro, divertente e fa bene alla salute. Con un unica vera regola: in campo si cammina

Calciatori che in campo camminano non sono certo una novità, nemmeno in Serie A. Giocatori obbligati a farlo per regolamento, oltre che per il loro bene, invece sì. Un salutare campionato di “walking football”, ad almeno otto squadre, è l'obiettivo dichiarato dell'Unione Italiana Sport Per tutti.

Nato nel 2011 in Inghilterra, paradossalmente la patria del gioco veloce e aggressivo, il “calcio camminato” sta prendendo (lentamente, of course…) piede anche nel nostro Paese, Trentino compreso. Dove, lo scorso 25 aprile, sul campo Man Malpensada di Madonna Bianca, c'è stato il primo incontro promozionale.

“La campagna è rivolta alla fascia d'età adulto-anziana”, sottolinea Andrea D'Andretta, referente “Stili di vita e salute” dell'UISP provinciale, “cioè al target over 50, ma non necessariamente. Sono interessati soprattutto gli uomini, quelli più difficili da smuovere di casa. Ma ai quali il walking football permette di giocare ancora a calcio, seppur a ritmo decisamente più blando. Senza correre, è proprio il caso di dirlo, il rischio di farsi male. Lo scopo di questa nuova disciplina che combatte la sedentarietà – prosegue D'Andreatta – è per la nostra associazione sempre lo stesso: promuovere, attraverso l'attività motoria, salute e socialità, ossia stili di vita sani e attivi”.

Ferrea, come la salute, è pure l'unica, vera regola: a chi, durante la partita, trasforma il passo svelto in “corsetta”, viene fischiata una punizione. “Rispetto alle tradizionali regole del calcio”, spiega il 28enne D'Andretta, laureato in Scienze Motorie, “ce ne sono alcune ad hoc per evitare infortuni e garantire pari opportunità anche a chi ha difficoltà motorie. La palla, ad esempio, non può superare l'altezza della vita, ovvero un metro e mezzo circa, e si devono evitare i contrasti, vale a dire gli interventi in scivolata o fatti con irruenza”.

Per come si muovono i giocatori, viene subito in mente il calcio a 5. Il campo, non a caso, ha dimensioni da calcetto e si gioca sei contro sei (portieri inclusi), in partite di due tempi da 15/20 minuti ciascuno. Di dimensioni ridotte sono anche le porte.

Più estesa è, invece, la rete alla quale l'UISP intende rivolgersi: oltre alle società sportive affiliate, i circoli anziani, le donne e chi non è più in grado di fare attività “sostenuta e vigorosa”. “Non ci poniamo obiettivi numerici”, afferma D'Andretta, “visto che, a differenza dell'Inghilterra, la campagna in Italia è appena agli inizi (è stata presentata ufficialmente il 15 marzo a Firenze, ndr) e in Trentino siamo ancora in fase di costruzione. Ma la sfida è lanciata. Sull'esempio dell'UISP di Bologna, la prima a importare il calcio camminato e che ha già 10/12 squadre, auspichiamo pure noi prossimamente l'allestimento di un torneo”.

Lo sfondo è, e deve essere, comunque la salute. “Per questo – conclude D'Andretta – sarebbe utile una partnership con l'Azienda per i Servizi Sanitari e il Dipartimento di Prevenzione, ma anche con i medici di base”.

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