Il partigiano contadino

Ferdinando Nardelli di Sopramonte, cent’anni il 24 aprile prossimo

Per riconoscere che sulle sue grosse spalle pesano cento primavere occorre afferrare la sua carta d’identità e posare gli occhi sulla data di nascita: 24 aprile 1916. Intellettualmente vivace e curioso qual è, i suoi anni proprio non li dà a vedere. Neppure la voce ne tradisce l’età. Ferdinando Nardelli – cent’anni il 24 aprile prossimo – ripete energico e sereno, accendendosi in volto, che sta bene, che “bisogna guardare avanti”, senza arrendersi a quel senso di solitudine che talvolta lo assale a sera. Specie ora che l’amata consorte Maria, sposata 66 anni fa, è morta nel novembre scorso lasciando un grande vuoto in famiglia. “Pinuccia”, l’amica di casa, lo accompagna a piedi nell’orto quasi quotidianamente perché, ripete lui, “ho sempre lavorato la terra, anche se avrei sognato di diventare infermiere”. Poco più di un chilometro in leggera ascesa, per raggiungere quel mezz’ettaro tra la boscaglia che manco si scorge dalla finestra del soggiorno di casa sua, con la visuale nel verde della montagna, coltivato a patate, cipolle, bietole e pomodori. Ferdinando ammette esser stato il suo miglior passatempo da pensionato almeno fino ai novanta suonati.

Tutta salute, verrebbe da dire. A partire dal cuore, generoso come un pianta rigogliosa che produce molti frutti. E uno di questi, maturato dalle fatiche delle sue mani, indurite ma non ancora stanche, è la casa paterna di Sopramonte in località Dossol dove ebbe i natali e doce ancora risiede, acquistata e ristrutturata nel secondo dopoguerra per sistemarsi e mettere su famiglia.

Lì, dove zia Augusta fece rientro dall’America per accudirlo in tenera età poiché orfano dei genitori Emma Cainelli e Angelo Nardelli. Oggi vi trascorre gran parte delle giornate autonomamente, assistito da due delle quattro figlie, ma non ha né tempo né voglia di mettersi in pantofole. Si appresta a spegnere cento candeline con una punta di incredulità che traspare nelle sue ferree memorie, di guerra anzitutto, così immediate da spiazzare anche un bravo studente: “Sono ancora qui, mi è andata bene”.

Dai suoi racconti piuttosto lineari e particolareggiati si viene a sapere, tra l’altro, che nel 1936 venne arruolato nel 232° Reggimento fanteria divisionale “Brennero”. Il primo assaggio d’obbligo, difficile da mandar giù, per uno che fino al recapito della cartolina precetto per Bolzano, uscito dalla scuola popolare pubblica della Venezia Tridentina di Sopramonte sui cui massicci banchi di legno con calamaio sedette per breve tempo il figlio di Mussolini, era solito imbracciare zappa e vanga e darsi all’agricoltura, oppure trasportare da casa fino in piazza Mostra a Trento pesanti carri di legna da ardere al soldo di 6-7 lire.

Poi lo scoppio del conflitto bellico, una ferita troppo profonda da rimarginare. Partito il 2 novembre 1939 per la Valsesia, il 23 dicembre 1941 Ferdinando Nardelli è spedito sul fronte albanese, inquadrato nel Reggimento contraerea “Torino”.

Quando dopo l’8 settembre 1943 fu chiaro che il tempo delle scelte contro il regime doveva tradursi in una lotta senza quartiere, le attività clandestine si intensificarono. Con il grado di sabotatore nel Gruppo di azione patriottica “Bontempelli”, Nardelli prese parte a combattimenti nel Bus di Vela e a Laghetti di Egna sfidando il nemico nella resistenza partigiana.

Riportata a casa la pelle, in tempo di pace la vita gli avrebbe riservato ben altro. Assunto all’Italcementi di Piedicastello, rischia la vita lavorando come fuochista. Vi rimane fino al 1963 quando – “forse fu la mia fortuna, nonostante tutto”, confida lui oggi – un grave infortunio in campagna lo costrinse a imparare un altro mestiere, quello di muratore.

Felice bisnonno di tre pronipoti che vivono inconsapevoli della guerra e non possono, al momento, capirla, il neo centenario sarà festeggiato domenica 24 aprile dall’intera comunità di Sopramonte. I familiari (nessun vincolo di parentela con il ramo Nardelli del sobborgo di Trento), il parroco, gli amici, le autorità civili e l’Anpi – Associazione nazionale partigiani – si riuniranno nella sala pluriuso, dopo la Messa mattutina, per gli auguri a Ferdinando, primo uomo di Sopramonte a oltrepassare il secolo di vita. Ma soltanto per l’anagrafe.

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