Nel suo primo intervento pubblico, l'invito alla “cara Chiesa di Trento” a non avere paura, l'attenzione agli ultimi, un messaggio di speranza
Con l'abbraccio dei giovani nel giardino dell'Arcivescovado e la promessa di ascoltarli e di avvicinare insieme il Vangelo, contro ogni paura e liberando i sogni più belli, si è aperta domenica 3 aprile la cerimonia di ordinazione del nuovo vescovo di Trento, Lauro Tisi. Poi la processione fino a piazza Duomo, l'omaggio delle autorità dal palco allestito sul lato nord della Cattedrale, il saluto – in risposta – di Tisi: “Diamoci fiducia reciproca per il bene comune”. “Siamo tutti emozionati e lieti di poter partecipare a questo momento storico per la nostra Chiesa locale”, ha detto all'omelia l'arcivescovo Luigi Bressan. “Voglio iniziare insieme a voi questo cammino: nessuno si senta escluso, non all’altezza, non necessario”, le parole dell'arcivescovo Lauro nel suo primo intervento dopo il rito di ordinazione. Ecco il testo integrale.
In questa sera di Pasqua, non solo sul mio capo, ma su tutta la nostra amata Chiesa di Trento, è stato aperto il libro dei Vangeli.
Questa Parola è per noi casa e riparo, ci infonde speranza, ci precede. Non siamo noi a darle forza, è Lei che ci infonde coraggio, ci solleva su ali d’aquila, ci nasconde “nel segreto della sua dimora”.
Con stupore e meraviglia, riconosciamo che non siamo noi a portarla, ma è la Parola che porta noi agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Questa Parola è il Verbo fatto carne, Gesù vincitore della morte alla cui vista i discepoli “provano una grande gioia”. Non c’è altro da sapere, altro da comunicare se non Lui: il Crocifisso Risorto. La sua vita, le sue parole, i suoi gesti, la sua umanità sono uno squarcio nelle tenebre di quest’ora della storia, ci suggeriscono vie inedite ed inaudite fatte di compassione, di tenerezza, di misericordia.
Alla mano che si alza per colpire, si sostituisce quella che solleva; allo sguardo che ferisce e umilia, subentra il sorriso che incoraggia e conforta; ai piedi che affrettano il passo per vincere, va incontro il volto di chi si ferma per aspettare; alla parola che invade l’aria e non lascia scampo, viene preferito l’ascolto e la forza del dialogo. La vendetta è disarmata dal perdono, la divisione cede il passo alla riconciliazione, la frantumazione si cambia in comunione.
Questa è la Pasqua, questo è il dono di Dio agli uomini, questo è l’habitat in cui nasce e si edifica la comunità cristiana, questa è la nostra chiamata, questa è la nostra vocazione!
Cara Chiesa di Trento, non dobbiamo avere paura, non lasciamo entrare in noi il lamento e lo scoraggiamento, non ci manca nulla; il Falegname di Nazareth si è chinato su di noi, ci ha lavato i piedi, ci ha regalato il perdono, per noi ha affrontato l’angoscia e la morte, per noi è Risorto, ci ha donato il suo Santo Spirito, ci ha regalato il Pane della vita, perché non veniamo meno lungo il cammino.
Cara Chiesa di Trento, mentre muovo i primi passi del mio ministero episcopale, mi affido a te, alla tua preghiera, alla tua capacità di soffrire per il vangelo. Prima di esserti padre, sento di essere tuo figlio; non posso non dirti grazie per quanto mi hai donato, per quanto mi offri e mi regalerai in futuro. Grazie perché da te mi sento ripetere ogni giorno: “Abbiamo visto il Signore, non essere più incredulo, ma credente” (cfr. Gv 20,25).
Grazie, perché ogni giorno mi regali la possibilità di sperimentare il perdono del Padre e mi consenti di accedere alle fonti della speranza: “Al Corpo dato e al Sangue versato” fa’ che beva come a sorgente inesauribile, per accendere nel cuore degli uomini la fiamma viva dell’Amore del Padre.
Sostienimi quando il mio passo si farà stanco, perdonami quando ti deluderò con i miei peccati, richiamami quando vedrai venir meno in me la gioia del vangelo, fermami quando dovessi sostituire il Signore Gesù con altri tesori, rimproverami a viso aperto quando mi terrò lontano dai poveri, dagli ultimi, dai senza nome: possano essere loro un giorno a introdurmi nella casa del Padre.
Cara Chiesa di Trento, non dimenticarti mai di pregare per me!
Arrivati, ora, al termine di questa celebrazione, permettetemi un grazie a Papa Francesco che con mia grande sorpresa mi ha scelto per essere vescovo della nostra diocesi di Trento.
Un saluto e un grazie grande all’arcivescovo Luigi vero “discepolo della Speranza” per avermi insegnato a riconoscere i segni dell’alba della risurrezione; il suo parlare, come ci hanno ricordato i nostri laici nei giorni scorsi, non è stato un parlare “di” speranza, ma innanzitutto un parlare “con” speranza, essa è stata la cifra alta del suo camminare in mezzo a noi. Continui, caro vescovo Luigi ad allargare il nostro sguardo, perché il mondo con le sue storie, le sue culture, i suoi volti, sia l’orizzonte di riferimento del nostro agire ecclesiale.
Un grazie sincero al Patriarca Francesco e ai vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta: fin dai primi momenti della mia nomina, mi hanno regalato una calorosa accoglienza, che mi ha dato fiducia e coraggio.
Un grazie di cuore al vescovo Ivo e alla Chiesa di Bolzano-Bressanone: confermo la mia disponibilità a continuare a incrementare la preziosa e proficua collaborazione avviata in questi anni dal vescovo Luigi. Ringrazio l’amministratore diocesano di Innsbruck mons. Jakob che ha voluto farci il regalo di essere oggi con noi.
Grazie ai fratelli vescovi di origine Trentina che oggi con me rendono grazie al Signore per il dono della nostra Chiesa che ci ha generati alla fede e al ministero.
Ora, mi rivolgo a voi, cari sacerdoti: conosco la vostra dedizione, le vostre fatiche, le vostre sofferenze; pregate perché possa prendermi concretamente cura di voi: nessuno sia escluso e nelle ore della prova e della difficoltà possiate trovare la mia porta e il mio cuore pronto ad accogliervi e ad ascoltarvi.
Saluto anche i diaconi chiamati a rendere presente Cristo che si è fatto servo di tutti.
Ai religiosi e alle religiose che “lasciando ogni cosa per amore di Cristo lo seguono come l’unica cosa necessaria”, un vivo grazie per la loro presenza e la varietà dei loro carismi.
Ai nostri seminaristi offro l’impegno di accompagnarli con la preghiera e la vicinanza nel delicato percorso del discernimento.
Grazie ai nostri missionari, prova concreta e vivente di una Chiesa che ha come orizzonte l’intera umanità.
(A braccio, fuori dal testo: “Un grazie anche ai miei compagni di ordinazione e a tutti quanti hanno organizzato questa cerimonia).
Grazie di cuore alla mia famiglia e ai miei familiari, alla gente della mia valle, a tutte le donne e gli uomini della nostra terra trentina.
Voglio iniziare insieme a voi questo cammino: nessuno si senta escluso, non all’altezza, non necessario; il bene non ha colore e ognuno può esserne protagonista. Ne ho avuto tante volte prova e non potrò che averne conferma.
Mi affido alla Vergine del silenzio, perché tutta la nostra Chiesa possa come lei accogliere e vivere la Parola nella concretezza di ogni giorno.
+ Lauro Tisi
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