Il pomeriggio dell'ordinazione inizia con l'incontro tra don Lauro e i giovani: “Se voglio raccontare Dio alla gente, devo prima ascoltarvi e sapere cosa pensate voi che siete il futuro”
Arrivano in piccoli gruppi, mentre si “scaldano” bonghi e chitarre. Si mettono in cerchio, intonando “Emmanuel”, l’inno della GMG di Roma. Era il 2000 e tanti di loro non erano ancora nati. Il giardino vescovile indossa il vestito della festa: il candore della magnolia fiorita fa da sfondo ai colori sgargianti dei giovani che, a centinaia e da tutto il Trentino, hanno scelto di esserci per accogliere il nuovo vescovo e accompagnarlo in Duomo, nel giorno dell’ordinazione.
La diretta televisiva detta tempi e modi, ma il silenzio composto degli ultimi secondi di attesa si tramuta in scrosciante applauso quando Lauro apre la porta ed entra nel giardino. Jesus Christ, you are my life, Alleluja, Alleluja… Ci raccogli nell’unità, riuniti nell’amore, nella gioia dinanzi a Te cantando la Tua gloria. “A sentirvi cantare mi sta già passando un po’ l’agitazione…”, esordisce Lauro. Altri applausi, poi la parola passa ai giovani, rappresentati dalle voci di Gloria e Federica.
“È importante valorizzare ciascuno per ciò che può dare e soprattutto imparare a fare rete, non solo tra comunità e parrocchie, ma anche tra generazioni diverse, e tra giovani e sacerdoti. Riteniamo necessario avvicinare di più i giovani alla Chiesa e al Vangelo, far conoscere di più quel volto bello della Chiesa che vive il Vangelo e si spende attivamente nel servizio”. E ancora. “Noi giovani abbiamo spesso tante idee ma forse poca voglia o un po' di paura di metterci in gioco, ma quando qualcuno riesce a stimolarci ed entusiasmarci non ci ferma più nessuno. Aiutaci a capire che è davvero bello metterci a disposizione degli altri; noi ci impegneremo a essere più pronti a rispondere con gioia agli inviti che ci verranno rivolti e ad essere germogli che possano rendere le nostre comunità più ricche e vivaci”.
Don Lauro ascolta con attenzione le poche righe di sintesi che raccolgono però tanti cuori, volti e pensieri. “Ho apprezzato tantissimo quello che avete detto perché io sono convinto che voi siete una generazione che ha tantissimo da insegnare agli adulti, soprattutto a noi giovani negli anni Settanta”, risponde. “Mi commuove il fatto che sapete raccontare voi stessi e i vostri sentimenti, cosa che noi, da giovani, facevamo un po’ più di fatica a fare. Mi piace tantissimo questo mettervi in gioco, raccontare la vita e ciò che state vivendo, le vostre paure. Beh, siamo associati, paura io paura voi…”, sorride l’arcivescovo e la tensione si allenta in un nuovo applauso.
“Mi avete fatto un invito a nozze dicendo che volete conoscere Dio, perché questa è la mia fissazione. Io voglio raccontare un Dio capovolto, che entra nella storia dalla porta di servizio, che si mette un grembiule e lava i piedi, che muore per l’uomo su un palo infame, fuori dalla città abbandonato da tutto”, continua mons. Lauro Tisi che rilancia. “Ora lasciatemi qualche mese per assestarmi – sorride – Ma poi, questo autunno, vorrei cominciare a lavorare assieme a voi sulla parola di Dio, perché se voglio raccontare Dio alla gente, devo prima ascoltarvi e sapere cosa pensate voi che siete il futuro. Proverò a capire cosa vuol dire essere giovane oggi, perché se capisco cosa volete voi penso che ho le chiavi di parlare anche agli adulti”.
Poche parole, ma spiazzanti, potenti. Pura energia in stile Lauro, che si incammina assieme ai giovani verso il Duomo. Siamo qui, sotto la stessa luce, sotto la sua croce, cantando ad una voce. È l’Emmanuell’Emmanuel… La processione si allarga, il passo è svelto (anche troppo!), serve una sosta per non arrivare in anticipo. In via san Vigilio l’arcivescovo risale il festoso corteo, abbraccia la sua gente, stringe mani. “Ciao, ci vediamo dopo, ora devo andare”. Qualche passo ancora, si apre piazza Duomo baciata dal sole, dove anche tante ragazze e ragazzi, seduti suoi sampietrini a piccoli gruppetti, seguiranno la Messa sul maxischermo.
“Sono contenta che il nuovo vescovo abbia voluto salutare noi giovani, prima di tutti gli altri, che abbia rivolto proprio a noi il suo primo saluto”, racconta una ragazza. “È stato un momento intimo: don Lauro ci ha parlato senza usare formule o riti, ma aprendoci il suo cuore. Ha scommesso su di noi, ci ha lanciato una sfida: faremo del nostro meglio per non deluderlo”.
Lascia una recensione