“Sì alla pienezza di vita!”

“Cordoglio per le vittime del terrorismo. Vorremmo condanna esplicita dai leader musulmani”

“Nel contesto delle crisi mondiali, con il grido di aiuto di milioni di profughi e di disoccupati, di fronte al cordoglio per le vittime del terrorismo e l’insicurezza presente nel mondo come Chiesa iniziamo questo triduo. La celebrazione e la preghiera edificano la nostra vita per contribuire ad una società più fraterna, più rispettosa”. Con un aggancio all'attualità l'arcivescovo Luigi Bressan ha concluso la sua omelia durante la Messa “In coena domini” del Giovedì Santo, a ricordo dell’ultima cena di Gesù.

“Vediamo – ha aggiunto Bressan nell'omelia – quanto siamo lontani da chi pensa di dominare il mondo con la violenza, magari invocando il nome di Dio: un tale pretesa, diceva papa Francesco, è una bestemmia! E noi condividiamo pienamente questa definizione e preghiamo che tutti i leader mussulmani fossero ancora più espliciti in tale condanna. Non vogliamo violenza contro violenza, ma congiungere gli sforzi per costruire qualità di vita, la comprensione reciproca, l’impegno nel far fruttificare i talenti per il bene comune, attenzione alle povertà che ci circondano e un andare anche nelle periferie per provvedere alle miserie più nascoste”.

Non è sempre facile riuscire a vedere le piccole luci del bene operato da tante persone, in mezzo alle tenebre del nostro tempo. Nella Veglia pasquale del Sabato Santo, Bressan ha voluto riflettere sulla speranza inattesa che arriva dalla resurrezione. “Ci chiediamo quale futuro abbia la nostra società – ha detto -, minacciata da violenze e terrorismo nella stessa serenità quotidiana, con la produzione di armi sempre più sofisticate, travagliata e ipotecata da ingiustizie strutturali e da ostacoli per i giovani che sembrano insuperabili. Nel mondo gli uni non sanno come ridurre lo spreco del cibo e l’obesità provocata da superalimentazione; gli altri non hanno il minimo per sfamarsi. Vi è il timore che il numero dei richiedenti asilo superi le capacità di ospitalità. L’odio sembra persistere invincibile e morti di giovani ci interrogano sulla vita. No, ci diciamo o pensiamo nel fondo del cuore: non c’è speranza. Ogni sforzo riesce inutile e non resta che lasciarsi andare fin dove la corrente ci porta”. "Eppure alla fine anche i discepoli dovettero cedere alla realtà: Cristo aveva vinto la morte. Cambiò la loro vita. Si trattava di un fatto più grande della stessa creazione del mondo, più miracoloso che il passaggio del Mar Rosso”. La luce era ritornata nel mondo e le profezie sulla bontà di Dio si erano avverate. Quanto Gesù aveva insegnato su un regno di giustizia, di misericordia, di collaborazione fraterna aveva dunque un fondamento oggettivo in lui e la conversione del cuore era possibile. Gli uomini non erano più soli ma accompagnati da Dio fattosi uomo e dal suo Spirito di amore".

Per chi è stato raggiunto dall'esempio di Cristo “non è possibile chiudersi in se stesso, nemmeno nelle maggiori difficoltà”. Nell'omelia della domenica di risurrezione, Bressan ha riflettuto sull'atteggiamento morale del cristiano, per essere coerente di fronte a Dio e alla società. “Oggi, di fronte alla crisi economica e alla violenza che predomina in molte parti della terra, alla corruzione diffusa anche in Italia, si è tentati di pensare soltanto a se stessi, restare indifferenti a problematiche certamente vaste, assicurare il proprio tornaconto…. e basta! Del resto, molta cultura non ha uno sguardo ampio, ma esalta il piacere immediato, l’egoismo, il consumo materiale, dimenticando la dimensione spirituale dell’uomo e quella eterna della sua esistenza. Per ciascuno allora, la tentazione di non vedere la misericordia di Dio verso di noi e non applicarla per gli altri è forte. La Pasqua ci dice che invece il Signore ha aperto per noi una via verso realtà diverse, più fraterne, più giuste, più felici: quelle che chiamiamo come “regno di Dio”. La Pasqua deve essere un “Sì” alla pienezza di vita, a un’esistenza che vuol portare frutto, cioè dare un contributo positivo alla società e non soltanto sopravvivere”.

Un pensiero anche ai giovani: “Vorrei che comprendessero quale magnifica prospettiva il Cristo risorto propone a loro, come a tutti noi! Pasqua ci dice che l’ultima parola non spetta alla violenza, alla distruzione, alla morte, ma all’Amore che si faccia attuale in tutti gli spazi che si presentano a noi”.

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