E’ difficile dare voce ai sentimenti che animano oggi tanta della nostra gente. Infatti, non solo di “fedeli laici” si tratta, ma anche di tanta altra gente che abita questo nostro Trentino e che ha avuto occasione d’incontrarla nel corso di questi anni. La sua semplicità e capacità di entrare facilmente in sintonia con le persone ha colpito tanti e soprattutto è riuscita a far sentire la figura del Vescovo e con questa, la Chiesa diocesana, più vicina alla gente e perfino più simpatica. E questo non è cosa da poco nel contesto in cui oggi viviamo.

Se dovessimo sintetizzare l’accento che l’ha accompagnata in questi 17 anni di episcopato, potremo dire che è stata la speranza. Non è stato il suo un parlare “di” speranza, ma innanzitutto un parlare “con”speranza: la speranza come anima, come stile virtuoso, come clima interiore, prima ancora che come contenuto. Credo sia lo stile che il Concilio Vaticano II ci ha consegnato: Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.  Credo sia questa l’eredità più bella e il mandato impegnativo che lascia a ognuno di noi.

Un grazie grande e corale, di sacerdoti e laici insieme, che sono qui oggi, ma anche a nome di tutti coloro che non hanno potuto essere presenti, ma che oggi in questa celebrazione ed esperienza ecclesiale così intensa sentiamo qui con noi per esprimere davanti al Signore la riconoscenza a questo nostro generoso Vescovo di Trento che ha guidato e accompagnato il nostro cammino in questi anni. Questa Messa del Crisma ci aiuti trovare la sorgente vera di ogni nostra vocazione, ci aiuti a dilatare i nostri orizzonti e a diffondere il buon profumo – la bellezza  di Cristo nei nostri ambienti di vita quotidiana, ci aiuti a capire che “insieme” e “con speranza” dobbiamo continuare il cammino.