E' stato un intenso momento di riflessione e di catechesi, a partire dal linguaggio profondo dell'arte sacra, la celebrazione che sabato scorso ha accompagnato nella chiesa trentina del Sacro Cuore a Trento la collocazione del nuovo crocifisso che va a completare il progetto artistico del presbiterio.
Si tratta di un'opera lignea dell'apprezzato scultore trentino don Marco Morelli che lo autore ha potuto presentare all'attento pubblico in occasione della benedizione da parte del parroco don Renzo Caserotti accompagnato dal diacono Fiorenzo Dorigoni. Un applauso sincero dell'assemblea ha suggellato questo momento, esprimendo anche il gradimento verso l'impegno dell'autore.
“Ho inteso rappresentare il Cristo della fede – ha spiegato Morelli – cioè colui che ha subito la condanna a morte per crocifissione, alla pari e in condivisione di innumerevoli altri condannati dai poteri storici ma che, secondo la fede trasmessa dai discepoli-testimoni, ha poi anche oltrepassato gli spasimi della sofferenza e della morte, è risorto ed è il Vivente, che dà a tutti speranza e redenzione”.
Un volto che comunica fiducia e serenità, senza il capo reclinato, senza le contorsioni del corpo: “Questo perchè si tratta dell'immagine di colui che è stato crocifisso, ma che, per la fede nella resurrezione, ormai sia con le mani che con i piedi è staccato dalla croce. Per questo sono segnate le ferite ma sono assenti i chiodi”.
Il “Cristo della fede” di Morelli è quindi un Dio che sempre sporgersi incontro all'uomo, che vuole quasi parlargli e sorridergli, che gli ricorda la sua testimonianza di una vita spesa per e con gli altri. Un Cristo che non si stanca di proporre agli uomini la parola viva e liberante delle Beatitudini.
Ben dimensionata con le altre presenze artistiche nella moderna chiesa di viale Verona come gli affreschi di Marco Bertoldi, la figura del Cristo è alta più di 2 metri e pesa 60 kg: è costituita di tavole di legno di tiglio assemblate per incollaggio. Di legno di faggio vaporato è invece la croce che pesa 25 chilogrammi.
In occasione della collocazione e della benedizione del “Cristo della fede” che accompagnerà quanti faranno visita alla Chiesa si è proposta anche una riflessio sul significato della croce, al centro due settimane fa anche di un convegno teologico dello STAT (vedi numero scorso di Vita Trentina); si è ricordato in particolare l'insegnamento del beato Antonio Rosmini che parlava della croce di Cristo come del “nostro tesoro, la nostra scienza, il nostro tutto”.
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