Misericordia come salute sociale

Continuiamo pensando al tempo della Quaresima in forma negativa, di privazione e di rinuncia, mentre in realtà il suo spirito è propositivo, di stimolo e incentivo per una vita monotona, scialba e in molti casi piena di tante cose ma vuota di senso. Fondamentale in questi quaranta giorni è riscoprirne l’essenzialità, la concretezza, per poi vivere nuove maniere di essere, nuove relazioni che ristabiliscano tra gli esseri quell’equilibrio, quella comunione che fa parte del grande disegno di Dio che è la creazione e che Papa Francesco definisce come la “Casa Comune”. 

Nell’ enciclica Laudato Si, tema planetario dei media per alcune settimane, e poi caduta nel dimenticatoio, anche nella sfera delle comunità cristiane,  ci viene un forte appello ad unire la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, perchè, “il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune.”

Ho voluto intenzionalmente riprendere questo documento assai recente della dottrina sociale della Chiesa, per aiutarci a capire che, per il vescovo di Roma, la scelta del nome, il suo agire, le orientazioni, le esortazioni, i discorsi  che costantemente dirige, sia nei suoi viaggi, come durante gli incontri personali e collettivi rappresentano non tanto una moda o la necessità di essere accetto e applaudito, e neppure una preoccupazione proselitista fatta di discorsi e posizioni, scontate, ma una adesione chiara e senza fronzoli al messaggio evangelico, che nella sua prima exortazione apostolica riassume  nello scultoreo “Evangelii Gaudium”, la gioia del Vangelo.

È a partire dai fondamenti del Vangelo, dalla vicinanza e famigliarità con la Parola di Dio, quale incontro col volto del Padre e con il suo amore, che siamo invitati a guardare  il mondo e la sua realtà di dolore, lacerazione, sofferenza, perchè afferma ancora una volta Papa Francesco: “Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.”

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Da  questo capiamo chiaramente quale sia la proposta di Chiesa che Francesco ha a cuore, una Chiesa in uscita, in cammino, aperta, senza paure  di sporcarsi le mani e capace di confrontarsi con le realtà dell’ uomo contemporaneo divenendo manifestazione dello sguardo misericordioso del Padre.   “Dietro una Chiesa brava – ha osservato Padre Mark Rupnik, artista e teologo gesuita nella sua meditazione al giubileo della Curia Romana – non si incamminerà mai nessuno”, ma ciò avverrà di fronte a una “Chiesa bella”, che dentro i suoi gesti e le sue parole faccia “emergere un altro, il Figlio e, ancor più, il Padre”: così l’uomo potrà diventare “luogo della vita, come comunione e misericordia”.

Ma la vita cristiana, espressione della misericordia del Padre non è solamente un discorso, belle parole, necessita di azioni concrete, delle opere di misericordia  che lo stesso Papa Francesco compie sia nei suoi viaggi come nella sua Chiesa di Roma. Nel suo viaggio in Messico, ancora una volta ha voluto nel suo programma concretizzare un’ opera di misericordia che ha molto ha cuore: visitare i carcerati.  E anche questa volta egli ci ha aiutati a reinterpretare il concetto di misericordia dove la semplice compassione per i carcerati o il nostro buonismo diviene il sintomo che denuncia la malattia dei silenzi e delle omissioni frutto della cultura dello scarto. Ed ecco la vera opera di misericordia corporale e sociale la promozione della “salute sociale”, che si basa su relazioni che generino una cultura   che sia efficace e che cerchi di prevenire quelle situazioni, quelle vie che finiscono per ferire e deteriorare il tessuto sociale. Una proposta concreta nel cammino della Quaresima.

Padre Gianfranco Graziola, IMC,  Vice Coordinatore Nazionale della Pastorale Carceraria – Brasile

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