“Ci ha insegnato a vedere il futuro per cambiare il presente”
Mite, ma non per questo meno pronto a spendersi e ad agire per realizzare ciò in cui credeva. Dalla "c" di confini alla "p" di pace, ponte e profeta, "Alexander Langer. Il mite lottatore. Vita e idee di un profeta verde, un abc" (Il Margine, 2016) di Florian Kronbichler, giornalista e deputato di Verdi-Sel, è il ritratto in forma di abbecedario di un uomo che l'autore conosceva molto bene. Il libro è stato presentato lunedì 22 febbraio durante l'incontro "Le utopie concrete di Alexander Langer", il terzo del progetto annuale "Utopia500. Cercando una società più giusta", svoltosi nell'affollata sala della Fondazione Caritro di via Calepina a Trento.
Una data scelta non a caso: il 22 febbraio di 70 anni fa, nel 1946, Alexander Langer nasceva a Vipiteno, e il testo, traduzione in lingua italiana di "Was gut war. Ein Alexander-Langer-Abc (Raetia 2003), è un regalo di compleanno che ha offerto l'occasione per riflettere, a poco più di 20 anni dalla morte, sull'instancabile promotore di iniziative per la pace e per la difesa dell'ambiente e per confrontarsi sulle sue parole, estremamente attuali, come sottolineato in apertura dal presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani Massimiliano Pilati.
“Sul mio ponte si transita in entrambe le direzioni, e sono contento di poter contribuire a far circolare idee e persone”, scriveva Langer. “Oggi non abbiamo più figure di questo spessore che agivano in nome della solidarietà tra uomini e creature, della responsabilità per il bene comune, piantando la carità nella politica sulla base di una forte spinta morale che generava reale interesse verso l’altro e volontà di capirlo”, ha detto Goffredo Fofi, direttore della rivista “Lo Straniero”, accostando Langer ai “Resistenti” del libro di di Tzvetan Todorov (“Resistenti. Uomini e donne che hanno lottato per la giustizia”, Garzanti, 2016), donne e uomini che hanno lottato per la giustizia e creduto nella possibilità di riportare l’etica nella politica pur in situazioni di estrema difficoltà, come Etty Hillesum, Germaine Tillion, Mandela, Malcom X, Pasternak.
"Alex ha praticato la compassione con capacità di dialogo straordinaria, portando istanze morali dentro la politica: abbiamo bisogno di esempi come il suo, che ci diano la forza di essere noi stessi esempi per gli altri: incontrarsi a metà strada, sul ponte, ognuno con la sua verità da difendere, richiede sforzo, ma è necessario e occorre riattribuire significato a parole come carità e compromesso".
“Cercava soluzioni concrete, ribaltando l’etichetta di utopista in realista – ha commentato Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento -, ed era costruttore di ‘paci’, al plurale, consapevole che ogni conflitto ha la sua storia e ogni situazione va affrontata provando a capire le ragioni dell’altro. Ci ha insegnato a vedere il futuro per cambiare il presente, a essere come talpe che scavano in profondità e come giraffe che sanno guardare lontano e ciò che lo rendeva un vero politico era la chiarezza e la scelta di un metodo preciso: la tensione morale che sosteneva la sua visione si incarnava infatti in un estremo rigore e realismo politico. Ne fu un esempio lampante la richiesta di intervento della polizia internazionale durante l’assedio di Sarajevo, quando già pensava alla formazione di Corpi civili di pace”.
Valpiana ha poi ricordato che "il prossimo non è solo quello fisico, anche la natura è luogo essenziale per garantire vita alle generazioni future. Noi stiamo sottraendo loro risorse e di fatto la possibilità di vivere. Per invertire questa tendenza e bloccare questa guerra assurda dobbiamo modificare il nostro presente, seguendo le orme di Langer sulla strada del cambiamento, fatto di piccoli passi ma possibile".
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