Come costruire rapporti sinceri, anche nella difficile fase dell'adolescenza
Gerusalemme, febbraio 2016 – Nell’impronta di Gesù qui in Terra Santa c’è tanta esigenza e ricerca di sincerità.
E’ la sincerità che potrà cogliere e far sua la verità, non dimenticando che la verità per eccellenza è Gesù! E’ questa una conquista grande, altissima. Una conquista che ci farà liberi. La libertà dei figli di Dio che lasceranno illuminare e affascinare da questa libertà che allo stesso tempo è anche bontà. La bontà di veri, autentici figli di Dio. E lo sa solo il Signore di quanta bontà ha bisogno questo nostro povero mondo!
Nella mia vita le persone che ricordo con più ammirazione sono le persone buone. Sì, perché in loro ho colto un raggio, magari esile e fuggente, della bontà stessa di Dio. E’ un Dio cólto o intuito con una esperienza forte, o religiosa e di fede o anche semplicemente laica che cammina sulle gambe della sincerità, della fatica della ricerca.
Una tensione che corrobora i rapporti umani, le relazioni, rendendole autentiche e gonfie di contenuti gratificanti. Perché relazioni nella verità “che ci rende liberi”.
E ancora quali saranno i risultati di queste relazioni illuminate dalla ricerca della verità? La conquista della pace! Sì, proprio così: pace all’interno dei cuori e pace fra i cuori. Verranno via via chiusi gli spazi degli imbrogli, dei sotterfugi, delle piccole o grandi tangenti, delle vendette (strette parenti dell’odio).
Pace nelle relazioni familiari: fra i coniugi. Solo così l’amore non invecchia e non viene ferito e abbruttito dalle rughe. L’amore matura e acquista solidità e fedeltà e una bellezza nuova: quella delle esperienze vissute felicemente assieme, sì certo anche nella fatica, ma una fatica che ci ha fatto gustare ancora di più quei risultati finalmente raggiunti. Non disdegnando di usare anche la moneta del perdono.
Pace nelle relazioni genitori – figli. Mettendo in preventivo tanto tempo da donare ai figli (meno regali e più tempo con loro in modo tale che i figli si accorgano che i genitori vogliono loro tanto bene e che li ascoltano col cuore, l’intelligenza e la saggezza).
E poi una premura e cura tutta particolare da riservare ai figli adolescenti. La famiglia sia a misura adolescente, dove gli adolescenti si trovano bene riservando loro volentieri, spazio, accoglienza – anche agli amici dei figli. La casa deve essere la loro casa! Non la nostra casa dove loro si sentono… quasi ospiti… magari mal sopportati.
Nella relazione genitori e figli adolescenti vanno messi in preventivo anche degli scontri, scontri duri nella sofferenza delle incomprensioni. Come fare? Affrontare questa battaglia nella sincerità (non negare quindi il problema o far finta che non ci sia), nella pazienza (la soluzione ha bisogno di tempo, deve maturare lentamente e poi non dimenticando che i nostri tempi non sono quelli degli adolescenti che hanno davanti una vita!), nell’amore forte e caldo capace di parlare quel linguaggio che riuscirà a far breccia nel cuore giovanile, anche in quello più corazzato di indipendenza, di ribellione, di autosufficienza. Siamo davanti a quel figlio che rifiuta ogni mano che gli viene offerta. Perché, pensa lui, potrebbe essere una delle tante trappole, una rete che ti soffoca e non ti consente di vivere in libertà.
Sono questi per il figlio gli anni della seconda nascita: nella prima era nato come bambino, nella seconda la scommessa è quella di nascere come uomo. Libero, responsabile, critico e capace di amare. Intendendo quell’amore che sa donare gratuitamente! A raggio universale, cosmico, non trascurando il raggio familiare anzi incominciando proprio da questa concretezza del giorno dopo giorno con chi ci è vicino.
Possiamo avvertire come questo respiro di universalità e gratuità sia presente in tanti giovani e forse oggi più di ieri. Questo può rappresentare un motivo di fiducia e di speranza che non ha fretta di misurarsi con degli obiettivi raggiunti… Infatti magari talvolta sono richiesti tempi lunghi, lunghissimi, che paiono troppo lunghi… infiniti. I tempi di Dio non sono i nostri. Mettiamoci con fiducia illimitata nelle sue mani… e non rimarremo delusi. Alla fine nel nostro cuore ci sarà una pace intrecciata con una gioia grande.
I tempi del dialogo con l’adolescente sono necessariamente molto lunghi, perché va tenuto presente un tempo importantissimo, che alle volte si vorrebbe diminuire di molto o semplicemente strozzare: il tempo preziosissimo da riservare all’ascolto dell’adolescente.
Ascolto: come e di che cosa? Come: secondo le corde vocali della simpatia. Io cerco di essere il più possibile interessato da quanto mi viene detto dal giovane. E’ un ascolto innervato di dialogo e un dialogo caldo lasciando la parte di protagonista al giovane il quale dovrà trovare dall’altra parte un genitore che capisce e sa far suo il vissuto del figlio (rimanendo però sempre anche “libero”; un equilibro difficile ma non impossibile).
Ascoltare che cosa? Semplicemente tutto. Solo alla fine emergerà quello che è importante e quello che non lo è. Ascoltare tutto quello che è importante e significativo per lui e in quel preciso momento così come è vissuto e interpretato sempre in quel momento.
Il genitore deve saper accettare la scommessa di saper mettersi in gioco in pienezza di intelligenza e di cuore. Non va dimenticato che questo mettersi in gioco è già stato fatto col bambino: solo che in questo caso la problematica è meno complessa, però non meno importante perché avrà delle conseguenza tutt’altro che trascurabili per il processo di maturazione sia intellettivo come emotivo e affettivo.
Certo che educare è bello ma è difficile. Richiede cuore, intelligenza e… grande umiltà. Quella di chi sa… di non sapere, proprio come il mai compreso a sufficienza Socrate! Educare poi non lo si può fare da soli. Per lo meno un papà e una mamma ma poi allargare la rete della collaborazione educativa. Per esempio, la scuola, la Chiesa, le associazioni, i gruppi, ecc., i mezzi di comunicazione e la piazza.
La rete della collaborazione ha un altro partner: il tempo! Mi viene in mente un antico proverbio, mi pare cinese: “Dammi un anno, pianterò un fiore. Dammi dieci anni, pianterò un albero. Dammi cento anni, educherò un uomo”.
Sì, l’opera educativa non si improvvisa, richiede tempo, tanto tempo, oltre a tutto quello detto sopra. L’importante è incominciare, senza paura, con fiducia grande in noi, nell’adolescente e nel Signore che è soprattutto fedele nel volerci bene.
Umberto Giacometti
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