L'ex sindacalista con l'innata passione del grafico, prestato alla politica: “Mi manca quel mondo così diretto e quegli anni di grande utopia”. “La Consulta per lo Statuto? Puntiamo a una forte convergenza”. Costi politica: “Una commissione esterna stabilisca la paga dei consiglieri”. “Essere determinati sui valori porta felicità. Anche quando non vengono realizzati”
Il vero palazzo di vetro in salsa trentina è il suo. Ci tiene, Bruno Dorigatti, a dire che la sfida non è stata solo lanciata, ma almeno in parte, pure vinta. «Tutti ci chiedono trasparenza. Un fatto necessario, l'unico modo per far recuperare fiducia nella politica».
Quali meriti si attribuisce, Presidente Dorigatti?
Penso di aver portato avanti un'azione decisa di contenimento dei costi, di trasparenza sull'attività politica e di aver posto le basi per progetti innovativi di partecipazione democratica. In altri Paesi, cito la Francia, nessuno osa mettere a repentaglio le istituzioni. Vorrei venisse riaffermato anche da noi questo principio.
Lei “nasce” grafico. Che cosa le piaceva disegnare di più da piccolo?
Ero attratto dai colori, tutti i colori. Ma anche dall'armonia delle forme. Non a caso ho scelto grafica. E la passione mi è rimasta: anche nella vita sindacale mi occupavo anche del giornale perché volevo un prodotto grafico accattivante. Quando “L'Adige” era in crisi c'ero anch'io sindacalista in tipografia per far uscire il quotidiano. E tuttora do un'occhiata al periodico del Consiglio provinciale: serve una buona grafica, altrimenti non si legge.
C’è un episodio alla base della decisione di dedicarsi al sindacato?
Prima degli Artigianelli ho frequentato un istituto a Venezia dove attuai i miei primi scioperi per rivendicare diritti di noi studenti… (sorride divertito, n.d.r.). Dopo la scuola professionale sono entrato in azienda nel 1965 all'Eurografic. Era innovativa perché si iniziava a parlare della stampa off-set e non più del piombo. Eravamo quasi duecento dipendenti.
E tuttavia?
In azienda le rivendicazioni sindacali venivano accolte ma mi sembrava corretto mettere i puntini sulle “i” per quanto riguardava i diritti di tutti i lavoratori. Iniziava una riflessione molto più profonda per l'unità: tutti dovevano avere lo stesso contratto. Così ho avviato le mie battaglie.
Oggi è rimesso in gioco il contratto collettivo. D'accordo?
Credo serva un contratto di cornice e chiari riferimenti locali. Il momento è di grande cambiamento. Mi sembra di tornare indietro. Certo si deve puntare all'unità dei lavoratori, non alla divisione.
Il suo successore alla segreteria Cgil, Ianeselli, auspica una fusione sindacale: condivide?
Credo sia una posizione coraggiosa. Rimettere insieme il mondo del lavoro è una necessità forte. Le difficoltà ci sono, basta mettersi al tavolo. Ma è un cammino doveroso.
Cosa le manca di più di questo mondo?
La contrattazione, la vita davanti ai cancelli, quel lavoro molto diretto. La politica è altra cosa. Quegli anni di grande utopia il sogno era grande capacità di partecipazione. Oggi tutte le “chiese” hanno difficoltà.
Nasce la consulta per il Terzo Statuto (intervista realizzata prima delle polemiche Dorigatti-Rossi dopo la presentazione a Roma del ddl di riforma dello Statuto, n.d.r.): con quale spirito?
Siamo sotto attacco e dobbiamo alzare l'asticella. Nella Consulta tutti i mondi saranno rappresentati e puntiamo a trovare una forte convergenza. Entro giugno dovremo comporla. Poi avremo centottanta giorni di percorso partecipativo.
(Interviene al telefono Lorenzo Pomini, segretario Cisl, n.d..r.): Per la Consulta, presidente, noi ci siamo. Il problema sarà coinvolgere davvero la comunità, attivare la responsabilità di tutti i cittadini.
Verranno messi in campo tutti gli strumenti. Ad esempio una piattaforma informatica. Ma penso ai vostri direttivi unitari, così come tutte le realtà che possano mettere assieme i loro associati.
Ci lavorerete, ma in che direzione deva andare questo Terzo Statuto?
Fermo restando le deleghe, il dato centrale sarà la Regione. Dobbiamo riconfermarne il ruolo. Altrimenti salta tutto.
(SMS di Manuel di Trento, n.d.r.): Dorigatti, ma il ddl omofobia è proprio necessario?
Penso sia necessario rispondere a diritti. Altrimenti un Paese diventa povero. Il problema è dare ai cittadini un'informazione corretta. Il ddl, non dimentichiamolo, è di iniziativa popolare. Tornerà presto in calendario.
Ferve il dibattito sulle Unioni civili: dando per scontato che lei sia favorevole, ritiene che i bambini abbiano bisogno di una mamma e di un papà?
Il ddl Cirinnà è un buon compromesso. Tutti partono dalla necessità di tutelare maggiormente i bambini. Dobbiamo prendere atto del cambiamento delle famiglie, molto più allargate, la politica deve rispondere. Sembrava che il divorzio sconquassasse le famiglie… Mi auguro venga approvata.
Presidente, un “post” di Angela di Trento sollecita una risposta più chiara sui costi della politica…
In passato siamo andati oltre le righe. Però cito la riduzione dei costi del Consiglio: da quattordici milioni siamo passati a undici. Anche la mia paga è stata ridotta. Penso a una commissione esterna super partes che stabilisca la giusta paga dei politici. Il “vi siete dati” non mi piace.
Stando ad una ricerca statistica inglese, tra i 65 e i 69 anni si è al picco della felicità? Si ritrova?
Sono una persona gratificata dalla vita che con me è stata generosa. Conta il lavoro, la famiglia, l'amicizia. Essere determinati sui valori porta felicità. Anche quando non vengono realizzati.
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