Abbiamo chiesto un commento all’edizione n.66 al perginese Giuseppe Facchini di rientro da Sanremo dove segue da quasi vent’anni il Festival.
Ancora un grande successo di ascolti, ma il Festival conferma di essere diventato più un programma televisivo ben confezionato che una rassegna dell’italcanto. Nella grave crisi attuale della discografia (anche se recentemente c’è una leggera inversione di tendenza), le proposte musicali di Sanremo si bruciano nell'arco di poco tempo. Il Festival dovrebbe soprattutto “fare” canzoni e non tanto “girarci intorno”, con un maggior legame alla vita reale. Ci è riuscito il motivo vincitore degli Stadio, un gruppo che rappresenta una storia coerente e impegnata, con un intenso testo scritto da Saverio Grandi: il dialogo tra un padre e la figlia, le rinunce per amore, un vero ponte tra le generazioni, una canzone che commuove, con un ritornello azzeccato e un “na na na” alla Battisti. La kermesse sanremese ci consegna comunque qualche altro pezzo con spunti valido: la genialità di “Semplicemente” (Bluvertigo), la sensibilità di “Blu” (Irene Fornaciari) nel parlare di tragedie del mare “Dimmi dove si nasconde la promessa libertà, questi fiori tra le onde chiedono pietà” , le sensazioni di “Il diluvio universale” (Annalisa) , la bellezza nel soprendersi della bellezza della vita in “Guardando il cielo” (Arisa), il saper accettare i propri errori e chiedere scusa in “Via da qui” (Iurato-Caccamo), la nostalgia di “Quando sono lontano” (Clementino) , l’emozione di “Ora o mai più (Dolcenera) e di “Infinite volte” (Fragola), il mondo femminile raccontato in “La borsa di una donna “ (Noemi), la bellezza e l’apertura di “Cieli immensi” (Patty Pravo), le prime passioni di “Il primo amore” (Ruggeri), la voglia di guardare avanti in “Amen” (Francesco Gabbani).
Discorso a parte per Elio e le Storie Tese che dopo averci stupito con “La canzone mononota” del 2013 hanno fatto altrettanto con “Vincere l’odio”, una canzone fatta solo di ritornelli uno diverso dall’altro. Nel fuori concorso da ricordare “Post Scriptum” composta da Giuseppe Catalano, il testo vincitore di “Parole liberate” , il Premio per poeti riservato alle persone detenute nelle carceri, letto nell’ultima serata, ora in attesa di un musicista che la faccia diventare una canzone.
Giuseppe Facchini
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