Il Cinformi – Centro informativo sull’immigrazione della Provincia Autonoma di Trento – ha presentato il rapporto annuale sull'immigrazione in Trentino: lo stato dell'arte mostra un quadro in continua evoluzione, che è interessante esplorare anche alla luce dei fatti di cronaca. Questi spesso descrivono il fenomeno migratorio con termini presi in prestito dall'ambito bellico (“l'invasione” dall'Africa, le “orde” nei barconi..) e con toni di carattere epico (gli “esodi di clandestini” da un lato, gli “eroi del mare” dall'altro). In realtà le migrazioni esistono da sempre; non spariranno, e non è possibile arginarle – almeno nell'immediato. Si possono solo gestire, con tutte le difficoltà del caso. E così è stato ribadito alla presentazione del Rapporto 2015, lo scorso 11 febbraio.
Secondo i dati presentati, è diminuito il numero di ingressi e di stranieri residenti in Trentino: i primi sono calati di quasi il 10%, i secondi dell'1,4%. Si conferma un trend già evidente: la provincia di Trento attrae e trattiene meno migranti, soprattutto rispetto ai livelli pre-crisi.
E’ da segnalare che per quanto riguarda il numero di nuovi ingressi, si è toccato il minimo storico degli ultimi dieci anni.
Il calo nella popolazione residente è invece una questione complessa. Si può spiegare da una combinazione di fattori: l'aumento di persone con la cittadinanza italiana (incremento del 47%, mentre è calato del 40% il tasso di cittadinanza per matrimonio); il calo delle nascite (-8% rispetto all'anno precedente); le nuove partenze (sia verso un Paese terzo, sia di rientro nella patria d’origine).
L'incidenza della popolazione straniera sul territorio è del 9,3%, un dato di poco superiore alla media italiana (8,2%), ma comunque in linea con il Nordest.
Rispetto alla provenienza, sul podio troviamo cittadini provenienti da Romania (10.000 persone), Albania (7.000 individui) e Marocco (4.000 unità). Sono più donne che uomini (53,6%); in aumento il numero di famiglie rispetto ai singoli individui. Si concentrano soprattutto nella Valle dell'Adige, nella Comunità della Vallagarina e nella Comunità Alto Garda e Ledro.
In parte la prospettiva cambia quando spostiamo il punto di vista: fino ad ora abbiamo considerato i migranti economici – coloro che hanno lasciato i propri Paesi alla ricerca di un'opportunità di vita migliore. Per quanto riguarda i migranti forzati, invece, – ovvero chi è in pericolo in patria e quindi fugge – nel 2015 il Trentino ne ha accolti circa 1.100. Il 57% di questi (soprattutto eritrei, sudanesi, siriani, somali, iracheni) è poi ripartito per proseguire il proprio viaggio verso un Paese nel quale stabilirsi. Le altre nazionalità in arrivo (e che restano) sono prevalentemente nigeriani, pakistani, bengalesi, gambiani. In questi casi i dati parlano di una migrazione composta prevalentemente da giovani uomini soli (età media 25 anni). I numeri sono estremamente fluttuanti, perché dipendono dai salvataggi realizzati.
Anche riuscire a gestire l'accoglienza diventa quindi una sfida: si fanno delle previsioni di massima, ma non è possibile sapere con certezza quante persone arriveranno e di conseguenza di quali e quante risorse ci sarà bisogno.
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