Come Sara e Giovanni altri 5 giovani svolgono il Servizio Civile con l’associazione Noi Oratori
“Un anno intero in oratorio! Ma chi glielo fa fare?” Quei giovani in Servizio Civile non passano inosservati nella sala giochi e nel piazzale con le porte da calcio. Un po' perché rappresentano una novità avviata dal “nuovo” Servizio Provinciale (già negli anni Ottanta, ai tempi degli obiettori di coscienza, alcuni enti oratoriani si erano convenzionati), un po' perché agli occhi dei ragazzi e dei genitori quella presenza fissa in oratorio, “tutti i santi giorni, compresi i campeggi e le gite”, è motivo di fiducia e forse anche di sicurezza.
Per documentare “sul campo” questa nota lieta di disponibilità giovanile non potevamo non salire nel cuore di Lavis, in via Degasperi, all'oratorio canossiano che vanta una lunga tradizione fin dagli anni del cinema modello Paradiso (chiedete al nostro collaboratore Giovanni Rossi!). Un ambiente sereno, rinnovato, ancora molto frequentato nel pomeriggio e nelle due serate settimanali grazie allo stile carismatico e sempre aggiornato dei padri Canossiani – abilissimi anche con i social network usati dai giovani – impreziosito dallo scorso anno dai primi due giovani in Servizio civile arrivati tramite l'associazione diocesana Noi Oratori.
Ha esordito lo scorso primo aprile – neanche fosse uno scherzo ben riuscito – Sara Bertera, giovane di Cognola, diplomata al Sacro Cuore, che nel desiderio di dedicare un anno alla comunità ha trovato “su misura” il bando confezionato da “Noi oratori”: 30 ore per 6 giorni in settimana, presenza e programmazione, un aiuto ai ragazzi nei compiti, la guida di un gruppo di catechesi e di un percorso di catecumenato per i piccoli. Il primo bilancio? “Quest'esperienza bellissima mi ha cambiato, molto. Mi sento cresciuta, sul piano spirituale e anche relazionale, nella gestione delle emozioni”, riflette e conclude: “Mi sento di vivere più gli altri, guardando un po' meno a me stessa”.
Una vita nuova che, fra l'altro, per Sara è coincisa anche col matrimonio e una gravidanza molto “coccolata” dai ragazzi: “Mi vogliono bene e mi hanno accompagnato in quest'attesa. Sono felice che dopo di me altri possano fare col prossimo bando servizio in oratorio”.
All'oratorio di via Degasperi ci è quasi nato Giovanni Pangrazzi, lavisano doc in servizio da settembre, ma l'impegno fisso, quotidiano, con responsabilità educative e di coordinamento è cosa ben diversa. “Il tempo pieno è più esigente, ti cambia la prospettiva. Guarda a questa realtà con occhi nuovi, più attenti rispetto a prima”, osserva Giovanni che si dedica soprattutto ai giovani e tiene la rete fra i sette oratori del decanato.
Cosa rispondi a chi potrebbe obiettare che il riscontro economico del Servizio Civile (circa 400 euro al mese) può spegnere qualche motivazione di gratuità. “Non è così, non si fa per quello; io lo vedo semmai come un riconoscimento anche sociale e un incentivo a dare serietà e costanza al compito assunto”.
I primi a non fare distinzione sono gli utenti, i ragazzi, che peraltro hanno così davanti un esempio di servizio alla comunità: “Per dodici mesi ho rallentato di molto gli studi universitari in economia, ma credo che questa scelta sia importante per la mia vita”.
L'affiancamento dei ragazzi nel doposcuola ti mette a contatto anche con le fragilità loro e delle loro famiglie: “Ci confrontiamo con la vita reale in modo diretto, una bella sfida”. A seguire i ragazzi come tutor del progetto c'è in particolare il canossiano padre Stefano Lacirignola: “La presenza di Sara e Giovanni si è rivelata importante in questi mesi, come il loro sorriso. Una presenza che accoglie, significativa anche per la loro vita”. Anche il parroco di Lavis, don Vittorio Zanotelli, segnala come i giovani del Servizio Civile abbiamo portato ulteriore slancio nell'attività oratoriana che trova momenti forti anche nel pellegrinaggio a Roma di aprile per i ragazzi, nella GMG di fine luglio a Cracovia e nei campeggi estivi, sempre gettonatissimi nella casa di Dimaro.
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