Dalle unità pastorali alla deregulation negli uffici diocesani guidati sempre più da laici
Il Vigilianum, fiore all’occhiello della cultura e della storia cristiana
L’amore per la propria terra e una grande umanità ancorata alle radici contadine di una famiglia numerosa
Un anno fa al momento di rimettere il mandato di Arcivescovo metropolita della Diocesi di Trento per raggiunti limiti di età (75 anni), mons. Luigi Bressan ai molti interrogativi posti dagli operatori dell’informazione, ma anche da fedeli e privati cittadini, circa la sua collocazione da vescovo emerito ha sempre fornito indicazioni molto generiche. “Non posso fare il parroco – ha confidato – in quanto sono molte le richieste solitamente in campo pastorale per cresime, messe e presenze ad eventi ecclesiali e civili”. “Mi riservo forze e tempo – aggiungeva – per uno spazio in terra di missione”. “Non so dire dove alloggerò, ma so di poter fare affidamento, in caso di necessità, anche su qualcuno dei miei familiari”. Non ha né previsto, né predisposto una sua residenza. Anche quando si sono fatti più stretti i margini per la successione non ha cambiato opinione.
Molto disponibile nell’illustrare le procedure seguite dalla Santa Sede per la nomina del successore è parso sempre ligio al silenzio e alla riservatezza imposta anche dalle regole canoniche in fatto di segretezza. In una sola occasione ha parlato di opportunità di conoscenza del tedesco come auspicio nella scelta del nuovo presule. I molti idiomi conosciuti e parlati da Bressan, appresi soprattutto durante i corsi universitari romani e nella sua attività sul campo come Amministratore e Nunzio apostolico in ben quattro continenti, gli hanno consentito, anche da vescovo diocesano del piccolo Trentino, di mantenere rapporti con tutto il mondo, di ospitare ed aiutare confratelli alla guida di comunità povere e bisognose, di raggiungere sacerdoti e missionari trentini nelle loro parrocchie lontane e di mettersi a disposizione anche per missioni diplomatiche, in talune occasione, su nomina del Papa. Nelle messe o incontri pubblici nei quali è annunciata la presenza di stranieri non manca di interloquire da poliglotta e interprete. In ogni suo discorso, specie durante le visite pastorali, accanto ai contenuti evangelici abbonda di riferimenti legati all’esperienza acquisita nei Paesi esteri, alla loro crescita spirituale, culturale ed economica, alla loro identità, al loro fervore di iniziative specie nell’Estremo Oriente che si contrappongono all’inerzia dello stanco Occidente. Con la Cina ha sempre mantenuto rapporti cordiali con alcuni vescovi e sacerdoti, con taluni diplomatici, come pure della Corea, Thailandia, Laos e Birmania. Nelle conversazioni private riporta con dovizia di particolari aneddoti e spunti di riflessione sugli anni da Nunzio. Un suo libro è stato tradotto in Cinese. Un altro su Cristianesimo e Islam con la comparazione iconografica dei personaggi biblici ed evangelici è andato a ruba divenendo un testo di consultazione da parte di molti rappresentanti religiosi delle comunità islamiche.
Tramite il suo ambasciatore presso la Santa Sede, l’Iran – ben molto prima dei recenti accordi con Onu, Usa e Ue che hanno posto fine all’embargo – ha offerto al vescovo di Trento la disponibilità dei propri centri di ricerca per la continuità degli approfondimenti sugli stessi temi.
E’ uno degli obiettivi del vescovo emerito che intende perseguire non più negli uffici di Curia, ma al “Vigilianum”, voluto con caparbietà, come centro archivistico del patrimonio documentale e librario diocesano, prezioso ed in molti comparti esclusivo, ma anche come punto di riferimento di ricercatori e studenti e polo di irradiazione di messaggi culturali e religiosi con una caratterizzazione ecumenica. La Diocesi ha infatti negli ultimi decenni consolidato la sua missione ecumenica affidata da Papa Paolo VI in epoca conciliare che ha portato ad una ripresa dei rapporti con la Chiesa ortodossa di Russia e, via via, con molte realtà religiose. Luigi Bressan è tutt’ora presidente del Consiglio mondiale delle Chiese che associa centinaia di espressioni storiche del variegato pianeta religioso, organismo, negli ultimi tempi di guerre e tragicità, impegnato soprattutto sul fronte della pace con il coinvolgimento soprattutto dei vertici delle religioni maggioritarie, nel contrasto al fondamentalismo di qualsiasi colore.
Bressan ha inteso dunque riservarsi uno spazio per lo studio e la continuazione nell’attività pastorale, dopo un mese di esercizi spirituali all’indomani del suo ritiro. Non ha ancora incominciato il trasloco vero e proprio dei suoi beni, fatti soprattutto di una grande mole di libri destinati al Vigilianum.
La cronaca religiosa nei sedici anni di reggenza vescovile di Bressan ha conosciuto una grandissima evoluzione sotto la spinta del processo di secolarizzazione che ha drasticamente ridotto il numero delle vocazioni sacerdotali e religiose, dei dettami del Concilio Vaticano II, della grande evoluzione in campo socio-politico ed economico a tutti i livelli che ha costretto la Chiesa ad individuare nuovi percorsi e modelli organizzativi per affrontare le attuali sfide locali e globali. Le parrocchie stanno procedendo verso forme di accorpamento all’interno del nuovo sistema delle Unità pastorali che scompaginano il precedente stereotipo ben noto della difesa del “campanile”. Molte chiese si sono svuotate ed aprono solo per la messa domenicale.
Il cammino degli aspiranti al sacerdozio, in numero assai contenuto, procede d’intesa con la Diocesi di Bolzano attraverso scuole teologiche sinergiche (Stat e Stab) e il rafforzamento del metodo del confronto con le altre diocesi dell’antico Tirolo ovvero con Bolzano-Bressanone, Innsbruck, ma anche con il Salisburghese e in collaborazione con il Centro per le Scienze Religiose – ISR della Fondazione Bruno Kessler. I tre vescovi dell’Euregio si riservano ogni anno un incontro informale per consolidare i rapporti di stima ed amicizia. Sta forse nella reciprocità linguistica, il punto in più suggerito da Bressan nella scelta del successore a garanzia della continuità del cammino intrapreso. Altra positiva proposta interdiocesana è la Giornata del Creato che ha assunto un significato non più episodico fra le comunità alpine e le Chiese coinvolte (Trento, Bolzano, Como e Belluno), ma un’attenzione costante ai problemi ambientali, resa più urgente dall’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”.
A Bressan piace viaggiare, ma anche camminare. Conosce le montagne della regione come le sue tasche per le molte escursioni effettuate sin da ragazzo che ama ripetere periodicamente con qualche amico, impegnando chi viaggia con lui, nella fase di avvicinamento al luogo di partenza a piedi, nella recita del Rosario. Questo capita in tutte le trasferte in macchina.
Ma il sistema a rete nel campo dello studio teologico, che ha visto fra gli antesignani proprio Bressan, procede a livello di Triveneto con le Facoltà teologiche di Padova e Venezia, nonostante le difficoltà anche d’ordine economico. Né meno valore ha assunto il settore della comunicazione diocesana con un occhio di riguardo alla multimedialità mediante la Società Editrice Vita Trentina che ha rafforzato tutti i mezzi di produzione dal settimanale (Vita Trentina), alla radiofonia (Trentino inBlu), al sito web nel tentativo di recuperare anche l’utenza giovanile, a quella televisiva autonoma di “Telepace Trentino”.
Bressan presiede tutt’ora la Commissione triveneta per le comunicazioni sociali, un incarico che è coinciso con uno dei periodi più difficili per le sorti dell’informazione data la grave e persistente crisi economica che ha portato, fra l’altro, al taglio dei contributi pubblici al settore. Assai accorto ed anche lungimirante è apparso l’impegno nel dare continuità alla storica presenza della Chiesa locale in questo delicato comparto, garantendo libertà di espressione, incoraggiando le forme di ascolto, la pluralità degli interventi, in una parola il dialogo, sempre pronto a soddisfare anche le richieste delle testate laiche.
Nei 16 anni da vescovo di Trento ha subito un’autentica rivoluzione anche il sistema organizzativo di Curia. La titolarità di molti uffici è passata nelle mani dei laici per carenza di preti. Con le settimane di aggiornamento annuali del clero e nei molti incontri di zona, Bressan ha voluto rafforzare il clima di amicizia e sentimenti di reciprocità e sostegno. Frequenti sono le sue visite all’Infermeria del Clero, sempre affollata di sacerdoti anziani al capolinea. “Ciao” è l’espressione di saluto abituale con i suoi preti, mettendo al bando lo stile di deferenza del passato fatto di aggettivi altisonanti e di formalismi. E’ anche questo un segno del cambiamento intervenuto insieme al rispetto per la componente politica, alla loro autonomia nelle scelte e con i rappresentanti delle pubbliche istituzioni e delle associazioni private in un clima comunque di cordialità. E’ sempre stato di casa, ove richiesto, nei gruppi di volontariato.
Bressan ha provveduto a ridurre al massimo il personale di servizio con una persona a mezza giornata per il lavoro di casa e due collaboratori alla segreteria, nonostante la molteplicità quotidiana degli incontri privati riservati a clero, religiosi e religiose, a laici e a moltissimi ospiti stranieri onde contenere le spese. Per il ruolo di segretario particolare ha attinto dai neo sacerdoti sollecitando di volta in volta il prescelto a proseguire negli studi per essere immesso, dopo qualche anno, nel mondo pastorale con un requisito professionale in più a vantaggio di tutti. Sempre garbato e rispettoso l’atteggiamento di Bressan nei confronti dei più stretti collaboratori chiamati ad adeguarsi alla pluralità di iniziative molte delle quali fuori protocollo, improvvisate, non in agenda. Senza scomodare alcuno, spesso il caffè era preparato dal vescovo nel cucinino dove per qualche evento straordinario, in aiuto della fidata signora Sandra, intervenivano le sorelle del vescovo. Le maggiori scadenze del calendario liturgico erano rievocate nel salone centrale dell’appartamento con l’esposizione di pezzi artistici donati al vescovo o dallo stesso acquistati sulle bancarelle dei luoghi di soggiorno o delle città visitate.
Oggetti comunque rari, dato un innato gusto per la creatività artistica popolare e per l’arte povera insieme con l’hobby per la numismatica. Bressan riservava piccole rassegne personalizzate in occasione della visita di cardinali o vescovi stranieri: una forma di gentilezza nei confronti dell’ospite acquisita nell’Estremo Oriente.
In occasione di trasferte, alla guida dell’Audi piuttosto vecchiotta, ma ben tenuta, si alternano il segretario a qualche fratello o cognato. Non è infrequente vedere Bressan alla guida del mezzo.
Portone spalancato in talune occasioni anche del parco dell’episcopio su via San Giovanni Bosco per la celebrazione di eventi cittadini sulla scia di una prima proposta espositiva e ricreativa destinata ai ragazzi e alle famiglie da parte di Vita Trentina di qualche anno fa in coincidenza con il TrentoFilmFestival in primavera.
E’ prematuro conoscere il destino dell’orticello attiguo al parco, dove il vescovo Bressan ha impiegato la parte residua del suo tempo nella coltivazione di verdura. Il personale di Curia aveva modo, talora, di sorprenderlo con la zappa in mano o intento ad annaffiare insalata, fagioli e pomodori, a riprova delle sue radici contadine (figlio di uno degli ultimi fattori del vescovo nella tenuta delle Sarche). Ora è chiamato a passare la mano al successore per continuare a dissodare un campo ben più ampio.
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