E’ solo frutto della naturale inclinazione di Renzi alle polemiche lo scontro che ha aperto con le strutture di Bruxelles dell’Unione Europea? Chi interpreta in questo modo le uscite del premier non ha forse presente fino in fondo lo scenario in cui ci stiamo muovendo, cioè la crisi di quelle strutture con cui il governo italiano sta ingaggiando un braccio di ferro.
A suo modo Renzi ha anche lasciato capire quale sia l’origine di questa diatriba: la posizione subordinata in cui per decenni ha versato l’Italia nel quadro della UE. Sarà anche stato perché avevamo e tutt’ora abbiamo i nostri “tallone d’Achille”, ma non tutto può essere ridotto a questo, visto che anche altri partner non è che siano esenti da pecche. La Gran Bretagna, tanto per dire, che non si è mai tirata indietro a parlar male dell’Unione (mettiamola così) non ha mai dovuto sopportare una ostilità strisciante pari alla nostra.
La debolezza italiana più che dai guai interni del nostro paese dipende dalla sistematica sottovalutazione che è stata fatta per decenni circa la nostra presenza nella tecnocrazia di Bruxelles. Ovviamente abbiamo anche piazzato qualche buon funzionario di alto livello, ma senza che questi potessero “fare squadra” a livello di sistema generale. In più, anche se nessuno vorrà ammetterlo, non sono mancati rappresentanti infilati nelle varie commissioni, gruppi di esperti ecc., scelti semplicemente sulla base del “giro romano” dei ministeri incaricati, che hanno dato cattiva prova: o perché non all’altezza di stare in quelle posizioni, o perché, cosa altrettanto grave, hanno dato la consueta prova di provincialismo facendosi vedere come i nostri più severi censori nella speranza di assurgere così al ruolo di quello che viene ammesso nel “club” degli altri.
Fino a che non ci sono state ragioni di conflitto queste storiche debolezze non sono venute a galla. Oggi però sia pure in maniera strisciante tornano alla ribalta le critiche ad un sistema faraonico come è la burocrazia comunitaria, che ha costi molto alti quando ci sarebbe necessità di trovare risorse per cose più utili. Inoltre la sua capacità di guida del sistema comunitario è messa in discussione visti i suoi scarsi risultati sia nel prevedere che nell’affrontare le crisi in corso. Di conseguenza la burocrazia, che va dai vertici della Commissione ai molti uffici, ha bisogno di riaffermare la sua autorità e pensa di farlo prendendosela ovviamente con quello che ritiene l’avversario più debole, cioè l’Italia.
Ora la questione è se davvero il nostro paese sia così debole, o se, come lascia intendere Renzi, sia nella posizione di poter fare spallucce di fronte alle reprimende. Molti pensano che il nostro premier sia troppo guascone e sottovaluti il suo isolamento fra i partner. Ma è davvero così? L’inquilino di palazzo Chigi non è uno sprovveduto che rischia senza calcolare dove può andare a sbattere: lo ha dimostrato in diverse occasioni. Dunque conviene guardare le cose con occhio più attento.
Non dovrebbe sfuggire che se al momento non ci sono esplicite dichiarazioni di sostegno alle posizioni italiane altrettanto vale per le critiche della burocrazia brussellese alle nostre impennate. L’impressione è che fra i 28 molti vedano con interessato favore questo scontro a cornate: se perde l’Italia poco male, ma se, come non è affatto escluso, riesce a tenere il campo aprirà dei varchi interessanti per tutti. Perché, ricordiamocelo, a mostrare insofferenza per quanto viene dai palazzi della UE sono in molti e un loro ridimensionamento non dispiacerebbe affatto.
Certo Renzi deve essere in grado di dosare i colpi, senza illudersi che la benevola distrazione con cui i partner lo lasciano operare significhi già una decisione presa a suo favore. Se è vero che a Bruxelles pochi ci amano, è altrettanto vero che nelle cancellerie europee l’Italia è considerata tradizionalmente un paese imprevedibile il che significa anche affidabile solo fino ad un certo punto.
Il nostro governo deve tenere conto anche di questo versante del problema e attrezzarsi meglio per una battaglia che, viste le difficoltà che abbiamo analizzato prima, sarà quasi all’ultimo sangue.
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