Di fronte alla scelta delle scuole superiori, le indicazioni di don Bruno Tomasi, rettore dell'Arcivescovile: “Talvolta ci si lascia guidare solo da ragioni pragmatiche”. Le indicazioni del convegno di Firenze e dell'udienza di Papa Francesco all'Agesc
somm2: “Dal convegno di Firenze abbiamo capito che non ci si stanca di affermare il valore e l'importanza della scuola paritaria in Italia”
“In questi giorni vedo famiglie che sono sinceramente preoccupate di fare la scelta giusta per i propri figli”. Il rettore dell'Arcivescovile, don Bruno Tomasi, “sente” da vicino il fervore che attraversa i corridoi scolastici in queste settimane di “Open day” con le iscrizioni al via il 15 gennaio. Ne ragiona da educatore, condividendo anche il vissuto di tante famiglie. “Nello stesso tempo, vedo che non hanno solo questa preoccupazione. Partecipano a questi eventi di presentazione, osservano, s'informano, ma poi fanno fatica ad assumere una decisione sul tipo di scuola. I genitori avrebbero bisogno di essere a loro volta orientati, aiutati a individuare il meglio per i propri figli”.
Vale a dire?
“Dovremmo avere la consapevolezza che cerchiamo di scegliere insieme una scuola che possa diventare l'inizio di un'avventura importante, un'esperienza che possa dare anche serenità, gioia e soddisfazione ad un figlio”.
A cosa guardare allora?
“In questa cultura odierna che tende a far prevalere le scelte pragmatiche, s'impone spesso la prospettiva- in parte giustificata – di pensare ad una formazione che favorisca l'ingresso nel mondo del lavoro. Però…”
Però…
“…non dovremmo fermarci solo a questa prospettiva pragmatica. Come dice anche la dottrina sociale della Chiesa, primaria dovebbe essere la preoccupazione di una formazione integrale del ragazzo. “La formazione scolastica deve portare la persona a coltivare delle passioni”, diceva san Tommaso, e quest'attitudine sta alla base anche delle scelte professionali. Questa prospettiva che potremmo definire fra virgolette più spirituale, spesso manca. Nella nostra proposta vorrebbe invece essere prioritaria”.
Gli ultimi anni hanno registrato a proposito il calo d'iscritti nei licei italiani, a favore delle scuole tecniche, più professionalizzanti…
“Esatto. Così come ci deve interrogare il crescente numero di abbandoni universitari e soprattutto il calo di iscrizioni: lo scorso anno in tutt'Italia ci sono state 58 mila matricole in meno”.
L'Arcivescovile, così come il Sacro Cuore, ha saputo guardare anche a proposte innovative.
“Siamo soddisfatti del progetto di Istituto Tecnico Economico, avviato due anni fa d'intesa con la cooperazione. Con il triennio, che avvieremo il prossimo anno, sperimenteremo anche le forme di alternanza scuola – lavoro rispondendo alle attese dei nostri studenti”.
Nell'attenzione alle culture straniere avete anticipato il piano trilinguismo nella scuola trentina?
“Sì, e ci fa piacere. Sono sette anni ormai che è attivo il Liceo Linguistico Internazionale a Rovereto, che comprende anche l'esperienza del quarto anno all'estero, ricca di soddisfazioni”.
Ma c'è un contributo specifico della scuola paritaria all'emergenza educativa?
“Non credo stia soltanto nell'efficienza, diffusa anche in ottime realtà della scuola pubblica. Il contributo peculiare è quello richiamato dai vescovi: una formazione che sia attenta alla persona nella sua integralità, che curi sì l'aspetto materiale ma anche quello spirituale. Non soltanto la dimensione religiosa, ma diciamo almeno quella immateriale, oggi ribadita e invocata da tante discipline.
Accanto a questo è importante ripresentare certi valori ben convidivisi, ma poco concretizzati. Noi ci puntiamo attraverso la nostra comunità educante”.
Uno di questi valori?
“Mi piace pensare al riferimento concreto alla vita. La scuola deve togliere un senso di illusione, deve essere una palestra in cui il ragazzo possa sperimentare il confronto effettivo con la realtà…”
Una bella sfida. Un altro esempio?
“Il valore dell'onestà. E ad essa si educa anche con regole semplici come quelle che valgono in classe: viene invalidato il tema di chi ha fatto il furbo e si è servito del cellulare per fare ricorso alle risposte di Internet sul cellulare”.
Che cosa l'ha colpita dell'udienza di Francesco all'Agesc?
“Ai genitori delle scuole cattoliche il Papa ha ribadito che le famiglie devono essere più presenti. Non devono avere verso la scuola un atteggiamento di… sensibilità eccessiva per la delega. Non possiamo pensare di parcheggiare un figlio in un anmbiente sicuro, dobbiamo lasciarci coinvolgere nel percorso educativo. A proposito è promettente l'aumento di iscrizioni all'Agesc registrata a Natale, c'è entusiasmo nuovo fra genitori che vogliono fare la propria parte”.
Anche il convegno ecclesiale di Firenze ha riconosciuto nella scuola cattolica uno strumento per il “nuovo umanesimo”.
“Già un documento di due anni fa rilanciava le istanze indicate dai vescovi 30 anni. Ora da Firenze, in una società più debole dal punto di vista etico, abbiamo capito che non ci si stanca di affermare il valore e l'importanza della scuola paritaria in Italia con la sua offerta specifica, nonostanti i dati nazionali parlino di una disaffezione nelle scelte degli istituti cattolici. Ma dobbiamo riconoscere che non c'è soltanto una ragione economica, perchè laddove si riesce a far cogliere le motivazioni della proposta le famiglie rispondono. Questa rimane anche la nostra convinzione”.
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