Via la maschera

A Vezzano l'unica tappa trentina del tour della cantante romana, che in questo spettacolo porta sul palco il racconto della sua vita, personale e artistica

Ti amerò lo stesso, uno dei primi grandi successi cantata a cappella, senza musica, senza supporti. Così si apre il concerto di Paola Turci. Coerente con i suoi ultimi lavori: un libro e un disco per mostrarsi così com'è. Senza nascondersi più.

La sua biografia prima e poi un cd, Io sono, con in copertina in evidenza il volto segnato da una vecchia cicatrice, ricordo indelebile di un incidente d'auto avvenuto più di vent'anni fa. E da allora nascosto in ogni modo.

“Sentivo l’esigenza – conferma l'artista ai microfoni di Trentino inBlu – in qualche modo di smascherarmi. Di mostrare la parte debole, quella vulnerabile. L’ho fatto con il libro e poi con il disco, che è consequenziale. E’ un lavoro fortemente autobiografico. E’ un bel racconto, in senso lato: è stato bello impegnativo e a tratti doloroso, come è la vita di tutti.”

La parte debole che è anche, ma non solo, un volto segnato. Nel libro c'è molto di più. Perché ora?

L’incidente è stato uno spartiacque della mia vita, che mi ha fatto capire tante cose. Nel libro ci sono visioni per capire l’insicurezza, la debolezza. E come superare le proprie imperfezioni e paure.

Per il mio aspetto ho preso tempo, l’ho presa larga. Ma finalmente ci sono riuscita. Ma queste sono scelte che non possono essere forzate, non ci sono tempi uguali per tutti. Io non avevo evidentemente la forza per aprirmi e mostrare quello che ero diventata. Non è stato facile per me e oggi posso viverla bene: posso dire di accettarmi anche con le mie imperfezioni. Il tempo aiuta. E anche l’età e le esperienze. E poi i modelli. Penso in particolare a Lucia Annibali, la ragazza sfigurata con l’acido dal suo sedicente fidanzato. Lei si è mostrata subito: quella è stata la mia forza. L’ho ammirata molto. Il mio processo di “liberazione” era già iniziato ma lei mi ha dato tante conferme. Magari fossi stata così io a trent’anni: sarei stata un’eroina di me stessa.

Nel disco, tra le 15 tracce, ci sono 12 successi dal passato. il riassunto di una carriera trentennale?

La mia vita e il mio impegno l’ho sempre raccontato nelle canzoni. Sono sempre state autentiche. Mi riguardano e mi raccontano molto fedelmente. Ovviamente soprattutto quelle dove c’è la mia firma. Ma anche nelle altre ho sempre seguito tutto il lavoro di realizzazione, per farlo mio. Anche quando a scrivere erano Vasco Rossi o Bianconi.

Le ho ascoltate tutte ed erano 200/250. Selezionate erano 40. Non è stato facile: ho scelto le più significative. Ci sono quelle a cui non posso rinunciare come Bambini, volo così o Stato di calma apparente. Poi quelle che avevano bisogno di essere suonate con i toni di questo album. Sono rimaste queste 12.

Nello spettacolo poi ho ripreso in mano canzoni che non suonavo da tempo. Ci si diverte e si canta, pur riproponendo in molti momenti quell’atmosfera più intima che ho voluto per il disco.

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