Il tempo del Sinodo è finito, ma il cammino comune della Chiesa di Bolzano-Bressanone continua
Bressanone – Atti conclusivo del Sinodo diocesano. Sabato scorso la sessione finale con l’approvazione degli ultimi provvedimenti, la discussione del documento sulle finanze della Chiesa e la creazione del Consiglio sinodale che seguirà le fasi dell’attuazione. Martedì 8 dicembre, nel Duomo di Bressanone, il Vespro solenne.
Il vescovo Ivo Muser ha fatto sintesi di due anni di lavoro nel suo intervento del 5 dicembre. Il tempo del Sinodo è finito, ha detto, ma il nostro cammino comune deve continuare. E ha citato le parole del papa al Convegno di Firenze: “La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità”. “Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia. Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.
Mons. Muser ha ricordato come molti, a suo tempo, l’avessero sconsigliato dall’avviare un sinodo. In realtà, ha rivelato, “non mi sono pentito in nessuno momento, di aver voluto il Sinodo e di averlo convocato”, anche se “mi ha chiesto molto, al mio pensiero e alla mia teologia, alla mia responsabilità e al mio amore per la diocesi”.
Il vescovo ha poi citato sette strumenti nati dal Sinodo e utili per il cammino dei prossimi anni. Il primo è la Parola di Dio che deve essere la bussola del cristiano. Per questo ha augurato a tutti un “cuore capace di ascolto”. Un secondo strumento è la “Carta dei provvedimenti”. “Quando si affronta un viaggio è bene avere con sé una guida che ci aiuti a tracciare il percorso del nostro cammino”. La Carta “è un documento prezioso, frutto di tanti incontri e di tanto ascolto”. “Oggi mi affidate questi provvedimenti, frutto di un grande e intenso impegno. Vi prometto di trattarli con grande rispetto e gratitudine”. Un terzo elemento è l’identità cristiana. Molto cambierà nei prossimi anni nella Chiesa, per motivi demografici, sociologici, culturali. A maggior ragione i cristiani “devono sapere chi sono, a chi appartengono, a cosa sono chiamati”. Ha invitato poi a fare tesoro del “discernimento”. “Mi auguro per la nostra diocesi e per il nostro cammino postsinodale che abbiamo davanti un autentico discernimento, non sbrigativo, non ideologico, non guidato da una lobby, ma autenticamente spirituale”. Un quinto dono è la capacità di fare i conti con le tensioni, sempre presenti nella dialettica continua tra unità e diversità. “La varietà nella nostra diocesi e ancor più la varietà della nostra Chiesa universale, non sono per noi un problema o un destino da subire, ma sono la nostra sfida, la nostra ricchezza, la nostra vocazione. La nostra diocesi, anche per motivi storici, ha questa vocazione tutta particolare!”
Mons. Muser si è augurato infine “trasparenza e partecipazione” come caratteristiche dello stile di sinodalità nella Chiesa e la presenza costante di luoghi aperti (come gli open space) di dialogo con la società e tutti coloro che sono alla ricerca del senso delle cose.
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