Sport e legalità, squadra vincente

Individualismo, doping e ricerca del risultato a tutti i costi inquinano lo sport. Lo ha detto don Ciotti a Fondo nel corso di un incontro organizzato in vista della 43a Ciaspolata

“Per me è un piacere essere qua, a Fondo, nella terra dove è sepolto don Giancarlo Bertagnolli, mio caro amico, fondatore della comunità 'La strada – Der Weg', nata per aiutare persone in difficoltà a causa delle dipendenze; usava lo sport per insegnare loro le regole e la legalità e reinserirle nel tessuto sociale”. Don Luigi Ciotti ha iniziato con queste parole l’incontro svoltosi giovedì scorso a Fondo al Palanaunia sul tema “Sport-legalità, solidarietà e uguaglianza: Una squadra vincente”. Il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, ha dialogato con il giornalista e caporedattore del quotidiano “L’avvenire”, Toni Mira.

Il suo intervento si è focalizzato sui valori genuini dello sport e quanto esso oggi sia inquinato da troppi fattori negativi: individualismo, ricerca del risultato a tutti i costi. Don Ciotti ha puntato il dito anche contro il doping: “Inquina lo sport, mette in pericolo la salute degli atleti, alimenta il mercato criminale delle mafie e mina la dimensione etica dello sport; perfino nelle competizioni amatoriali si fa uso di queste sostanze”. Ha ricordato poi le figure di don Pino Puglisi e di don Giuseppe Diana, assassinati dalla mafia nel 1993 e nel 1994; due sacerdoti che, tramite lo sport, erano riusciti a costruire straordinarie palestre educative.

“Non pensiamo mai allo sport, se non a essere campioni”, ha detto il presidente del CONI trentino Giorgo Torggler. “I ragazzi iniziano a fare sport a 6 o a 8 anni, se non arrivano risultati smettono subito, vale solo il primo posto, manca il rispetto delle persone e dell’impegno. Si deve rivedere lo sport con il diritto a non essere campioni, ma come un fatto di gioia e di star bene insieme. Il CONI – ha detto ancora Torggler – deve insegnare uno sport che educhi; dobbiamo intervenire nelle scuole”.

Ha concluso la serata Francesco Rigitano, fondatore della Scuola Etica e Libera di educazione allo sport, di Gioiosa Ionica: “Le mafie si inseriscono dappertutto, in modo particolare nel mondo del calcio, per riuscire ad apparire come persone perbene; questo, soprattutto al Sud, dove questo sport è molto popolare. Non basta la denuncia, ma il territorio ha bisogno di risposte concrete e da qui nasce il progetto di questa scuola”.

L’allenatore, ha spiegato Rigitano, è anche educatore: prima i ragazzi vanno in aula per imparare le regole sulla vita, sulla salute, sull’igiene e sulle mafie e poi escono sul campo a giocare. “Gli sponsor – ha concluso – sono i genitori dei ragazzi, perché noi vogliano soldi puliti e poter sempre dire da che parte stiamo”. I ragazzi possono in questo modo crescere in un ambiente sereno, lontano dalla piazza e dai pericoli.

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