Molti fili, lo stesso ricamo

“Pubblicizzare” le grandi strutture produttive consente alle imprese ospitate di concentrarsi sui saperi e sulle tecnologie

Negli ultimi mesi nuove iniziative industriali si sono insediate in Trentino. Sono “attività sostitutive”, imprese che prendono il posto di altre che hanno cessato la produzione, ricucendo così alcune dolorose lacerazioni aperte dalla crisi nel tessuto produttivo. Pensiamo alla Vetri Speciali, la fabbrica di bottiglie impegnata a reindustrializzare la ex Whirlpool di Spini di Gardolo; o alla Mariani, l’industria meccanica che sarà ospitata nella ex Gallox di Rovereto; alla Waris che nella ex Italpumps di Storo produrrà moduli fotovoltaici; e, ancora, all’ex Martinelli di Ala, in cui sta per arrivare la fabbrica di articoli per party appartenente al gruppo francese Le Nappage. Paolo Spagni, dirigente di lungo corso (in Provincia dal 1971, da ultimo al Dipartimento industria e artigianato, è oggi in pensione), offre una chiave di lettura dei fenomeni in atto. “Da tutte, ci si aspettano posti di lavoro e nuova fiducia”.

L’assessore allo sviluppo economico e lavoro della Provincia Autonoma di Trento, Alessandro Olivi, ha messo in giusto risalto la rapidità e la concretezza delle nostre istituzioni pubbliche: Provincia, Comuni ed enti strumentali, di fronte a una sfida collettiva, hanno saputo fornire risposte chiare e veloci, inaugurando un nuovo metodo di azione coordinata, che rinverdisce la nostra migliore tradizione amministrativa. Ciò – sottolinea l’assessore – vale più di ogni incentivo, perché il fattore tempo è determinante per la scelta di investire o meno in Trentino. Lo hanno riconosciuto gli imprenditori, ma non solo: sembra che questa mobilitazione generale abbia persuaso anche le parti sociali, nel solco della famosa «concertazione», bistrattata ma spesso fedele alleata di obiettivi cruciali di sviluppo, e «perfino» la struttura burocratica, meno restia di quanto si creda a mettersi in gioco su risultati sfidanti.

Dalla Whirlpool alla Vetri Speciali

La sinergia fra una pluralità di attori non era per nulla scontata, specie nel caso ex Whirlpool: basti pensare che l’insediamento di Vetri Speciali a Spini passa attraverso una valutazione d’impatto ambientale (per il processo di fusione del vetro) e una deroga urbanistica. Ma la ritrovata convinzione di tutti ha fatto in modo di comporre le varie esigenze, senza sacrificarle, sdoganando l’avvio della ristrutturazione del sito. Insomma, ha vinto la capacità di fare sistema, una ricchezza intangibile, non misurabile in moneta, che innerva le maglie del tessuto sociale trentino, spesso nascosta nel profondo, ma che, aiutata dalle buone politiche, è pronta ad emergere in superficie.

Alzando il punto di osservazione, potremmo in effetti inquadrare questi episodi di ricambio del tessuto produttivo nell’ambito delle cosiddette «politiche di contesto», un termine che si è impadronito del lessico politico-istituzionale sul finire degli anni Novanta.

Gli anni Novanta e gli aiuti collettivi

All’epoca si ebbe infatti un sensibile travaso di risorse pubbliche dagli aiuti monetari destinati alle singole imprese (contributi) agli aiuti collettivi, intesi come insieme di facilitazioni e di stimoli che vengono offerti dall’ambiente economico: un complesso di infrastrutture, servizi, ricerca, opportunità formative, forza lavoro qualificata, promozione, credito, snellezza burocratica ed altro, che le imprese trovano al di fuori dei propri cancelli. Questo «travaso» – che oggi si rispecchia nel ruolo enorme e imprevisto di Trentino Sviluppo – avvenne dapprima gradualmente, poi in modo brusco nell’aprile 1998, quando la Giunta provinciale, costretta dalla normativa europea, cancellò quasi d’improvviso gli incentivi sull’investimento e sulla ristrutturazione del debito delle grandi imprese – una rivoluzione, per l’epoca – sostituendoli appunto con interventi di utilità generale volti a rendere il sistema trentino più appetibile.

Fra questi ultimi, gli investimenti pubblici sulle strutture economiche (aree, capannoni, uffici e impianti) hanno così assorbito quote via via crescenti di risorse, dando origine ai sette centri modulari oggi sparsi in tutto il Trentino (Rovereto, Rovereto Manifattura, Trento Solteri, Pergine, Borgo, Mezzolombardo, Pieve di Bono) e ad alcuni immobili di proprietà pubblica rimasti disponibili per la chiusura delle aziende che li avevano presi in affitto o in leasing (come Whirlpool, Gallox e Martinelli). «Pubblicizzare» le strutture produttive di rilevante estensione, di cui il territorio è avaro, consente infatti alle imprese ospitate di concentrare i propri sforzi sui saperi e sulle tecnologie, piuttosto che sui «muri», e al tempo stesso protegge gli esborsi pubblici con una garanzia reale.

Stabilimenti “chiavi in mano”

Nei casi di cui stiamo parlando, la capacità di declinare obiettivi progettuali complessi nella capillare organizzazione istituzionale dell’autonomia si è dunque incrociata con la disponibilità di grandi compendi produttivi «pronti per l’uso». Un incrocio virtuoso sotto molteplici profili: a) perché condiviso da un accordo fra tutti gli attori, Sindacato compreso, la cui corresponsabilità ha avuto un ruolo di primo piano; b) perché trasparente, visto che l’impresa subentrante e le condizioni economiche (canone, lavori da eseguire ecc.) sono state scelte mediante un bando di gara europeo, che valorizza le ricadute sociali (in particolare i vincoli occupazionali); c) perché protettivo nei confronti degli asset pubblici, che non resteranno inutilizzati senza essere svenduti, in quanto dati in locazione o in usufrutto; d) perché l’usufrutto (ex Whirlpool) favorisce il radicamento dell’azienda (la quale infatti, a fine periodo, perde la proprietà degli impianti).

Un ultimo aspetto balza agli occhi in queste operazioni: la varietà merceologica delle imprese subentranti, anche rispetto alle attività cessate. Il mercato, nei suoi automatismi, nonostante il dazio che anche noi stiamo pagando ai suoi fallimenti, ci offre in questi casi un saggio della sua fantasia. La multiforme composizione del tessuto imprenditoriale trentino si arricchisce così di nuovi e forse impensabili ricami: bottiglie, parti meccaniche, celle fotovoltaiche, tovaglie e tovaglioli per le feste, ed altre sorprese sono dietro l’angolo. Stiamo coltivando un insieme di nuove attività diversificate, che s’intona con la multisettorialità dell’economia trentina.

E quando gireremo il tappeto…

C’è, in conclusione, una serie di legami fra un aspetto e l’altro di queste iniziative, che cuce assieme più temi e più soggetti, e dà alle politiche di oggi un senso storico: sembra un groviglio, ma ricorda la favola orientale di quel giovane, costretto per anni a cucire sul retro un grande tappeto, di cui non riusciva a cogliere la bellezza: se ne rese conto soltanto alle fine, quando poté ammirare dal verso giusto lo splendore del ricamo che aveva contribuito a tessere.

Apparirà così anche il variegato disegno dell’economia trentina?

Quando sarà ora di girare il tappeto, lo sapremo. Nel frattempo, speriamo che qualche centinaio di assunzioni ci aiuti a crederci.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina