L'arcivescovo Bressan ha ufficializzato domenica scorsa la nascita della nuova Unità pastorale di “Santa Maria Assunta di Civezzano”. Comprende le parrocchie di Civezzano, Bosco, Sant'Agnese e Seregnano
Là, dove gli intenti a razionalizzare la gestione della cosa pubblica – che prevedeva il mantenimento di buoni standard riferiti ai servizi per i cittadini – sono stati soffocati dal “mal di campanile”, la Chiesa è invece riuscita nell’amalgama fra le comunità dei fedeli, a porre sotto un solo campanile sovraparrocchiale le quattro comunità cattoliche.
Ha così preso ufficiale avvio l’”Unità pastorale di Santa Maria Assunta di Civezzano”. A parteciparvi sono le parrocchie di Bosco, Civezzano, Sant’Agnese e Seregnano, tutte comprese nel territorio amministrativo che fa capo al comune di Civezzano che conta poco più di 4 mila residenti sparsi su 15,67 chilometri quadrati. A firmare il decreto, assieme al parroco don Guido Corradini che dell’Unità pastorale diviene referente e responsabile, è salito a Civezzano l’arcivescovo monsignor Luigi Bressan.
Protocollo espletato innanzi ai fedeli dopo la messa domenicale, con primi testimoni i parroci collaboratori quali Pasquale Bazzoli, Carlo Hoffman, Renato Bortolotti e Lino Fronza assieme ai rappresentanti dei rispettivi Consigli pastorali, Gino Ravanelli (Civezzano), Lucia Predelli (Bosco), Valerio Marconi (Sant’Agnese) e Renzo Rossi (Seregnano).
Unità pastorale – tante campane perfettamente intonate a suonare all’unisono sotto lo stesso campanile – rappresentata dai quattro ceri, raffiguranti le altrettante comunità cattoliche, accesi e posti sullo stesso altare.
In quelle nuove fiamme monsignor Bressan ha indicato la “ripresa del cammino, dopo la sosta, a partire da questo momento storico”. Arcivescovo che, con lo sguardo a scrutare la Pieve Clesiana di Civezzano dedicata a Santa Maria Assunta, non ha esitato nell’elogio per questa “chiesa magnifica, per la sua storia, le opere d’arte in essa racchiuse. Ma, soprattutto per la vostra presenza, oggi, con tanti giovani”.
Soprattutto su di loro, sui giovani, ha inteso porre fiducia “che portino frutto nella nostra vita”. “Fiducia” è stata la parola chiave, medicina proposta da Bressan per contrastare l’attuale momento contraddistinto da crisi economica e guerre nel mondo: “Dobbiamo avere fiducia”. E, tornando all’atto specifico di giornata, quello legato all’Unita pastorale, l'arcivescovo ha ricordato che “il Cristianesimo non è individualismo”, e per questo non devono essere posti steccati.
Unità pastorale nata nel civezzanese anche nell’intento di porre antidoti “allo scarso interesse e partecipazione ai sacramenti e alla vita della parrocchia da parte di molti battezzati. E pure alla rapida diminuzione dei preti”. Ne aveva anticipato senso e significati il parroco don Guido Corradini nel periodo di avvicinamento alla nuova scelta pastorale. Una modalità nuova di programmazione e servizio pastorale, attivando unitariamente iniziative di annuncio, celebrazione e testimonianza della carità. “Maggiore corresponsabilità personale di ogni battezzato circa l’annuncio del Vangelo nel territorio”, dice don Guido ai fedeli.
Che, inoltre, considerava come una parrocchia funziona se molti laici collaborano con responsabilità e convinzione alla vita comunitaria, non perché c’è un “bravo” parroco. “È in gioco il prossimo futuro religioso delle nostre comunità e del nostro territorio. Per questo l’Unità pastorale riguarda personalmente ognuno di noi e la vita religiosa nostra e delle nuove generazioni”, analizza don Corradini che parla di Unità pastorale basata su criteri di omogeneità rispetto a territorio e interessi comuni di carattere sociale.
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