La forza delle Olimpiadi

Federico Buffa al Teatro Sanbapolis con Le Olimpiadi del 1936: storie di sport e sportivi che hanno fatto la Storia

Storie che raccontano la Storia. Offrono un punto di vista diverso, inedito, per leggere i grandi eventi. Molte piccole, altre più importanti. Tutte hanno però lasciato un segno. Sono state condizionate dall'epoca in cui si sono svolte o la rappresentano al meglio. E, dettaglio non secondario, sono storie di sport. Federico Buffa, giornalista televisivo sportivo di Sky, parte proprio dallo sport per raccontare di uomini e donne, delle loro imprese nei momenti bui dell'umanità. Il teatro di Sanbapolis ha idealmente ospitato questi atleti con le loro storie e le loro vicende umane prima che sportive.

Lo sport e i grandi eventi: non è nuovo questo accostamento. Ma quello che fa Buffa è presentare le storie nei dettagli, nelle sfaccettature più personali. I risultati già si conoscono. Le Olimpiadi del 1936, le Olimpiadi di Berlino, del nazionalsocialismo, di Hitler. Dovevano diventare il manifesto della superiorità ariana. Sono diventate le Olimpiadi di Jesse Owens: un nero, afroamericano, capace di portare a casa 4 ori e rovinare la festa ad un contrariato Fuhrer. Questa è storia nota. Federico Buffa ci racconta il mondo di Owens, di un’America che ancora discrimina i neri e che non renderà mai il giusto omaggio ad uno dei suoi più importanti atleti. Ci racconta di Carl Ludwig Long, detto Lutz: unico vero avversario di Owens che sarà anche il suo miglior amico. Lui, tedesco, ariano che in barba al nazionalsocialismo sorregge Owens durante l’unico momento buio: la qualifiche del salto in lungo. Lo aiuta a conquistare una finale che poi l'americano farà sua. Ma solo dopo una sfida avvincente. Racconta di atleti ebrei cui è stato impedito gareggiare. Di Leni Riefenstahl che quelle Olimpiadi le ha, per la prima volta nella storia, immortalate in riprese televisive. Del maratoneta Sohn Kee-chung che le ha vinte, ma non per il suo paese. La Corea nel 1936 è sotto il dominio Giapponese e Sohn, costretto a cambiare anche nome in favore di un più nipponico Son Kitei, domina la gara delle gare portando suo malgrado lustro e onore all’odiato paese conquistatore.

E’ un abile narratore Buffa. Il teatro è pieno. Lo spettacolo, un monologo, dura più di due ore. Ma non vola una mosca. Nessuno si muove. Sul palco non è solo il protagonista. Ci sono la cantante Cecilia Gragnani, Alessandro Nidi al pianoforte e Nadio Marenco alla fisarmonica. Insieme creano un’atmosfera che rapisce, incanta e coinvolge. Come nei suoi programmi tv, come attraverso i video su You Tube, Buffa riesce a portare lo spettatore altrove, senza mai perdere la sua attenzione. Parte dallo sport e racconta altro: imprese, momenti esaltanti ed improvvise cadute agli inferi. In questo caso anche una guerra e la follia nazista. Racconta storie di vita.

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