Il racconto è avvincente come una fiction (in questi casi la realtà supera la fantasia dei serial televisivi) e incalzante per la sua crescente carica emotiva, molto di più di un reportage. Spalanca la realtà dal punto di vista della persona fragile, in difficoltà, considerata senza voce in capitolo e talvolta anche sentimenti. Piergiorgio è disarmato e disarmante, ma si fa involontariamente paladino di tanti disabili nelle sue stesso condizioni, senza gli strumenti di una scrittura incisiva, graffiante, a tratti giustamente lapidaria.
Il prologo dedicato alla “fase terminale” e l’epilogo intitolato paradossalmente “Guarigione” incorniciano il racconto in una riflessione esistenziale che si sofferma sullo spazio d’incoscienza, “il nulla che sporge sull’essere”. Qui, senza voli pindarici resi impossibili dalla criticità degli istanti vissuti anche inconsciamente in sala operatoria, Cattani distilla pagina per pagina le sue acquisizioni di cercatori di risposte, filosofo inquieto, credente nonostante tutto. Davvero, un grillo parlante sulle nostre sicurezze e sull’umanissima paura della morte.
Ma le pagine di “Guarigione” squadernano anche altri temi sospesi fra relazione, etica e sanità: il rapporto medico -paziente, la struttura sanitaria e i suoi operatori, le dichiarazioni anticipate di trattamento per il fine-vita, l’accanimento terapeutica, l’assistenza spirituale del paziente. E, ancora, il valore delle amicizie, la sororità-fraternità e la riconoscenza ai genitori espressa in una toccante lettera: “con calma, avete scelto per il mio bene”.
Un libro sul quale si potrebbe costruire un seminario di deontologia medica, o un corso di formazione per operatori sanitari e volontari. Un racconto crudo e talvolta anche crudele, tragico ma mai disperato, complessivamente edificante come il suo titolo. “In ospedale – ecco un passaggio di pag. 36 che può essere la chiave di lettura – bisognerebbe abituarsi a prendere ogni avvenimento con tranquillità e spirito di sopportazione, sapendo che ogni diagnosi nefasta non è mai completamente tenebrosa, come ogni sicurezza nasconde dentro si è quel margine di rischio capace di capovolgere qualsiasi positiva speranza”.
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