Il progetto fa incontrare il mondo della scuola con quello del carcere. A Bolzano gli operatori di Odós raccontano ai ragazzi la loro idea di giustizia
Bolzano – “Odós”, un nome che esprime una filosofia e un’idea della vita intesa come percorso di liberazione: è il servizio della Caritas diocesana di Bolzano-Bressanone che si occupa dell’accompagnamento e del reinserimento sociale e lavorativo di persone detenute ed ex-detenute. Persone, appunto, e non “reati che camminano”, come usano sottolineare i responsabili della Casa di accoglienza che ha sede a Bolzano. Le pene, come afferma la Costituzione italiana, devono “tendere alla rieducazione” ed essere rispettose della dignità umana.
Anche in Alto Adige si celebra in questi giorni la terza Giornata nazionale “A scuola di libertà”, un progetto che vuole approfondire i temi del carcere e della pena, per conoscere meglio la situazione e riflettere insieme sul sottile confine che passa fra trasgressione e illegalità, sui comportamenti a rischio, sulla violenza che si nasconde dentro ognuno di noi. Ben sette istituti scolastici altoatesini e un convitto hanno aderito all’iniziativa. Dodici gli interventi che coinvolgono oltre cinquecento studenti in quattro località: Bolzano, Merano, Bressanone e Ortisei. “Obiettivo dell’iniziativa – spiega Alessandro Pedrotti, responsabile del servizio Odós – è proporre un modello di giustizia diverso, dove investire sul percorso di reinserimento delle persone detenute significa investire sulla sicurezza dell’intera società”.
“Quest’anno rifletteremo assieme anche sul diritto agli affetti delle persone private della libertà personale – aggiunge Pedrotti – un diritto riconosciuto da tutti come fondamentale e sostenuto da tanto di leggi, ma che in realtà non trova completa applicazione e necessita, in quanto fondamentale, di tutela”. “Chi ha perso la libertà deve avere la possibilità di riconquistarla scontando una pena rispettosa della dignità umana”. Pene “umane”, che abbiano cioè un senso e che non abbiano come scopo quello di “rispondere al male con altrettanto male”. “In questo modo si rispettano di più anche le vittime, perché per chi subisce un reato e per la società intera è più importante che l’autore di quel reato sia consapevole del male fatto e cerchi di riparare il danno creato, piuttosto che ‘marcire’ in galera senza neppure rendersi conto delle sofferenze provocate”.
Nel corso del mese di novembre, in tutta Italia, i due mondi della scuola e del carcere hanno l’occasione di conoscersi e confrontarsi. La Giornata nazionale “A scuola di libertà” è fissata a livello nazionale per il 15 novembre ed è un progetto pensato e promosso dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, portato in Alto Adige negli istituti scolastici dal servizio Odós.
Il prossimo appuntamento è a Merano, presso le scuole medie Giovanni Segantini, nella mattinata di venerdì 20 novembre. Con i ragazzi gli operatori di Odós cercheranno di superare le semplificazioni che propongono una distinzione netta tra "buoni" e "cattivi", per parlare di una giustizia non vendicativa, che miri alla riconciliazione attraverso una pena costruttiva.
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