Agenti speciali di lotta contro la paura: questo sono chiamati ad essere i cristiani nella società. Lo ha sottolineato con forza Vincenzo Passerini, invitato domenica 25 ottobre alla Giornata Diocesana Unitaria dell'Azione cattolica trentina per approfondire il tema dell'accoglienza.
Accoglienza è il tema del nostro tempo, un'emergenza che dura ormai da anni a causa dei fenomeni migratori legati a guerre, discriminazioni razziali, violazione dei diritti, cause ambientali e povertà. Noi accogliamo solo gocce di questo oceano di milioni di profughi in fuga e di migranti alla ricerca di condizioni di vita dignitose, ma stiamo assistendo ad una campagna diffamatoria nei loro confronti, alimentata da dati falsi e allarmistici diffusi da “professionisti della paura” in cerca di voti, che ci rendono impermeabili e sospettosi verso le innumerevoli storie di disperazione e di speranza (per nulla diverse dall'esperienza sofferta dei nostri emigranti di fine '800). Eppure i profughi sono visti da molti con sospetto e paura; paura del diverso, che è, più visceralmente, paura della malattia, spauracchio che minaccia le nostre sicurezze sbattendoci in faccia l'umanità sofferente in tutta la sua povertà che grida aiuto. Il presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza ha parlato di un atteggiamento ostile e freddo di un'ampia fetta di trentini, che ha bisogno di essere trasformato in cultura dell'accoglienza, che è da costruire e accompagnare. L'integrazione è anzitutto conoscenza, vicinanza, sforzo di capire; è essere “dalla parte dei poveri”. Richiede una mediazione qualificata, perché la non si genera spontaneamente; spesso non porta alla soluzione dei problemi, ma costruisce le condizioni per affrontarli con serietà, serenità e volontà di trovare l'unità nella diversità. Quali le strade? Passerini ne ha individuate principalmente tre: riconoscere le nuove minoranze attorno a noi e tutelarle (così come siamo sensibili verso le minoranze etniche trentine); promuovere culture e politiche diffuse di integrazione (attivandosi come comunità locali, parrocchie e associazioni in progetti che aprano spazi di partecipazione e di responsabilità); investire nella formazione (scolastica, sociale e umana) di questi nuovi futuri trentini.
Accanto a questa riflessione, l'Azione cattolica ha approfondito con Federico Bastiani (promotore della Social Street “Residenti di via Fondazza – Bologna”, un'esperienza che si è diffusa per contagio in altre realtà, anche trentine) come l'accoglienza reciproca sia una necessità istintiva e costitutiva per la vita personale e sociale.
Accoglienza è stata la parola d'ordine anche per gli adolescenti, che si sono interrogati sul valore della condivisione e del dono reciproco rappresentato da ogni persona (anche quelle antipatiche o noiose) che incontrano nella quotidianità. Così pure le famiglie, che in un momento di confronto tra coppie hanno condiviso le difficoltà e la bellezza dell'accoglienza in famiglia, più coinvolgente ed esigente di quella con i vicini e i lontani perché messa continuamente alla prova dei fatti, giorno dopo giorno, nei delicati e necessari equilibri tra generazioni e tra coniugi.
A.R.
Lascia una recensione