Figlio vs padre, fotografia vs pittura

Un “Dialogo fra padre e figlio attraverso l’arte”: la mostra che espone i dipinti di Carlo Bernardi e gli scatti del figlio Gios rimane aperta fino al 31 ottobre.

Docente per molti anni di disegno e storia dell’arte negli istituti superiori, Carlo Bernardi (1892-1981) coltivò la pittura come atto profondamente solitario, standosene ben lontano da sindacati artistici e associazioni, mostre e gallerie, critici e mercanti. La pittura era solo necessità, esigenza intima. Allievo di Camillo Bernardi, nella ritrattistica è immediato individuare in lui una certa vicinanza alla scuola di Monaco, nella pittura di paesaggio, piuttosto, al post-impressionismo di Cà Pesaro. La sua ricerca col passare degli anni si rivolge alla scomposizione della forma tramite colori-luce, mutuando la lezione del divisionismo tonale di Luigi Bonazza. Dalle lunghe e luminose spatolate di colore giunge, verso la fine degli anni Quaranta, ad una pennellata più rotondeggiante, a macchia, addirittura al non-finito. Le tinte sono perlopiù pastello nelle gradazioni dei giallini, dei verdi, degli azzurrini, dei malva. I suoi paesaggi sono prevalentemente la collina di Trento, la Valsugana, il pinetano, la Val di Sole. Spesso ritorna negli stessi luoghi più volte, magari in stagioni diverse, ricercando nuove emozioni: più del cosa gli preme il come. La medesima modalità di entrare nel soggetto la pratica nel ritratto, indagine psicologica perseguita attraverso una indagine cromatica.

La “ricerca di semplificazione delle immagini (…) l’assenza di ogni manierismo, la rarefazione della luce ricercata fin quasi a diventare introspezione e raggiungere in una trasparenza, o in un’ombra, l’essenza della vita” della pittura di Carlo si riversa nella fotografia del figlio Gios (1923). Medico radiologo, scienziato, ricercatore, fra l’altro è stato presidente del FAI, assessore del Comune di Trento, anima e motore del premio Pezcoller. Da sempre con la passione della fotografia, ha esposto in particolare in Italia e negli USA ottenendo apprezzamenti e riconoscimenti internazionali. Le sue foto qui presentate sono in particolare degli anni Sessanta: forti, dure e contrastate sia nella luce e nelle ombre che nella scelta dei soggetti, in particolare concentrati sul mondo della emigrazione dei lavoratori lontano dalle loro case.

La mostra è esposta presso lo Studio Rensi, via Marchetti 28, fino al 31 ottobre, con orario 9–12 e 15-19, chiuso il lunedì mattina.

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