Due giorni di confronto promosso dal Servizio politiche sociali della Pat e dalla Comunità Murialdo
“Sarà necessario oppure no, è giusto o non è giusto…?”. I casi dei minori allontanati dalla propria famiglia di origine suscitano spesso nell'opinione pubblica questo dilemma, alimentato da un interesse crescente da parte dei mezzi di informazione per la questione, trattata però non sempre in modo corretto. E' partito proprio dalla volontà di superare il dilemma dell’allontanamento, con al centro i bambini e le famiglie nel sistema di cura e protezione, il convegno organizzato dal Servizio Politiche Sociali della Provincia Autonoma di Trento, in collaborazione con il Centro Ricerca e Sviluppo della Comunità Murialdo Trentino – Alto Adige e il patrocinio dell’Ordine regionale degli Assistenti Sociali.
Una due giorni (1-2 ottobre scorsi) ospitata al Palazzo dell’Istruzione in via Gilli a Trento, durante la quale operatori ed esperti del settore hanno messo a confronto le proprie esperienze per considerare, in un’ottica multidisciplinare, il significato della tutela e della protezione dei bambini e dei ragazzi che vivono situazioni di particolare fragilità all’interno dei loro contesti di vita familiare.
“L’allontanamento deve rispondere a criteri di necessità e di appropriatezza – afferma Anna Berloffa, direttrice del Centro per l’Infanzia, comunità di pronta accoglienza per bambini in situazione di pregiudizio -, ma sempre nella prospettiva di un possibile cambiamento, di crescita evolutiva e di riunificazione familiare”. La legge infatti sancisce il diritto del minore a crescere nella propria famiglia; tuttavia “quando la situazione è talmente grave da compromettere la vita stessa dei bambini e dei ragazzi – prosegue Berloffa – la normativa demanda alle istituzione competenti di tutelarli attraverso interventi come l’affido familiare, le case famiglia e le comunità socio educative”. Il Trentino può contare su 60 strutture residenziali e 447 posti letto. “La Provincia autonoma di Trento – precisa – ha una specifica competenza in materia di accoglienza residenziale per i minori che gestisce, anche direttamente, tramite il Servizio Politiche Sociali attraverso il Centro per l’Infanzia”.
L’allontanamento, è emerso nel corso dei lavori, non è mai “facile”, è una misura che si attua quando non ci sono alternative. Nessuno, oggi, allontana i bambini per problemi economici. Tra i fattori determinanti ci sono invece la grave trascuratezza da parte della famiglia, problemi di dipendenze, maltrattamenti e abusi, conflittualità. “L’orientamento, a livello provinciale, è di potenziare la prevenzione – spiega Berloffa -, favorendo l’individuazione e il sostegno precoce alla genitorialità fragile attraverso alcuni specifici progetti, ma anche di promuovere percorsi mirati che favoriscano il recupero di competenze e risorse residuali della famiglia”.
In questa direzione si muove la Comunità Murialdo. “Oggi non parliamo di progetti per o su i genitori, ma di progetti con i genitori”, precisa Serena Olivieri, responsabile della Comunità Murialdo per l’area della genitorialità. “Nei nostri servizi si scrivono progetti educativi partecipati, dove sia adulti che bambini e ragazzi hanno posto accanto all’operatore per trovare, attraverso la narrazione di sé, gli elementi per una microprogettazione adeguata a quella persona. I genitori, ad esempio, condividono il progetto anche con il loro avvocato e poi, se ci si ritrovano, il percorso ha inizio”. “Abbiamo tutti la responsabilità di provare a guardare la realtà con occhiali differenti – conclude -, magari scambiandoceli tra professionisti e potenziando il lavoro di rete multidisciplinare”.
I dati presentati nel corso del convegno dal prof. Valerio Belotti, consulente per l’Istituto degli Innocenti di Firenze, hanno evidenziato come in Italia, nel 2012, la propensione all’allontanamento dalla famiglia di origine fino ai 17 anni di età sia stata del 3 per mille, in Germania dell’8, in Francia del 9 sempre ogni mille residenti. Mentre, sempre nel 2012, i dati dei minori fuori famiglia hanno visto il Trentino con un 3,3 per mille a fronte di una media nazionale del 2,8 per mille con alcune regioni, come la Liguria e la Sicilia, che hanno evidenziato numeri maggiori, 4,6 e 4,7 per mille. Fanalino di coda con l’1,7 per mille è risultato l’Abruzzo.
“In questi dati è interessante evidenziare – sottolinea Berloffa – come siano ricompresi minori in affidamento familiare, in case famiglia, in gruppi appartamento di cui una parte è collocata su provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, ma una parte è collocata in base a un progetto condiviso e consensuale con le famiglie, oltre a minori stranieri non accompagnati”.
(a cura di)
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