Clamore per le dichiarazioni di don Gino Flaim sull'emittente La 7. In un'intervista improvvisata ha affermato fra l'altro: “La pedofilia posso capirla”
Sono bastate poche righe, molto nette, per prendere le distanze dalle inaccettabili dichiarazioni sui temi della pedofilia e dell'omosessualità rilasciate da don Gino Flaim alla trasmissione mattutina “L'aria che tira” di martedì 6 ottobre: «La Chiesa di Trento – ha spiegato il comunicato diffuso dall'Ufficio stampa diocesano, mentre già cresceva il clamore mediatico – si dissocia pienamente dalle dichiarazioni rilasciate da un anziano prete diocesano all’emittente televisiva La7. Egli, interpellato dalla cronista in un contesto del tutto casuale, ha espresso argomentazioni che non rappresentano in alcun modo la posizione dell’Arcidiocesi di Trento e il sentire dell’intera comunità ecclesiale». Poche ore dopo, in una seconda nota, si precisava che “a don Gino Flaim sono stati revocati l'incarico di collaboratore pastorale nella parrocchia di San Giuseppe e la facoltà di predicazione”. A seguito di un incontro in canonica il giorno successivo con l'Arcivescovo, don Flaim ha accettato di lasciare la parrocchia di via Veneto entro la giornata di venerdì.
LE PAROLE
Lo spezzone d'intervista dal titolo “Il prete che giustifica i pedofili”, sintesi dal montaggio di una conversazione improvvisata, è passato presto dal sito dell'emittente è passato presto anche su altri social network. Alla domanda “C'è il problema pedofilia nella Chiesa?” don Flaim ha risposto dapprima “Non so”, aggiungendo testualmente: “La pedofilia posso capirla, l'omosessualità non so”. In che senso può capirla?, ha incalzato la giornalista Giorgia Gay: “I bambini li conosco – ha provato a spiegare don Gino – ho fatto scuola, i bambini li conosco e ci sono bambini che purtroppo cercano affetto, perchè non lo hanno in casa e se trovano qualche prete… può anche cedere”. Quindi, sono i bambini che…ha aggiunto l'intervistatrice: “Buona parte, sì”, replicava Flaim che poi aggiungeva: “La pedofilia è un peccato e come tutti i peccati vanno accettati, anche.
Sulla omosessualità nella Chiesa – tema esploso in questi giorni di inizio Sinodo con la vicenda della sospensione del teologo Charamska – don Flaim dice non aver conoscenza diretta della questione ma poi aggiunge di non farsi meraviglia che ci siano omosessuali perché “la Chiesa è una comunità di peccatori. E le malattie vengono…” Domanda: Quindi l'omosessualità è una malattia? “Penso di sì”, e il servizio si chiude con un ultima frase di don Gino: “Chi vive queste situazioni, omosessualità o pedofilia, penso che provi una certa sofferenza dentro, perché si vede diverso dagli altri e cerca in tutti i modi di venirne fuori, è umano questo”.
IL CONTESTO
Lo stesso don Flaim non era a conoscenza del contenuto di quest'intervista e della presenza a Trento della giornalista. Era stata inviata per raccogliere informazioni sull'attività dei padri Venturini a servizio dei preti in difficoltà raccontata il giorno prima da un inviato di Repubblica, ma non aveva ottenuto dichiarazioni né dai religiosi di via Giardini, né dall'Ufficio stampa diocesano. In modo “del tutto casuale”, come dice la nota della diocesi, si era recata quindi nella comunità di San Giuseppe dove don Gino collabora dopo essere stato parroco in vari centri del Trentino: Preore e Saone, Solteri, Dimaro e Besenello.
LA POSIZIONE DELLA CEI
Sulle dichiarazioni, che sono state stigmatizzate da varie forze politiche locali e nazionali, sono tornati mercoledì mattina i giornali nazionali e la stessa La 7 che ha invitato il direttore dell'Ufficio nazionale Cei per la famiglia: “Le parole di don Gino mettono i brividi – ha commentato don Paolo Gentili – Ci inorridiscono. Ma questo non è il pensiero della Chiesa. In questi ultimi anni – da papa Ratzinger a Papa Bergoglio – abbiamo avuto segnali chiarissmi su questo. I più piccoli, i più deboli vanno custoditi e tutelati. Ci sono indicazioni chiare – Francesco le ha date ai vescovi a Filadelfia, luogo simbolo di un certo disagio – ed ha anche aggiunto che non si può ammettere l'omertà, tanto più in famiglia”.
“La questione – ha aggiunto don Gentili – è che un bambino non ha ancora abilità di poter decidere con chi e come vivere gestire la propria sessualità e ogni ingerenza in questo cera una violenza che cerea una catena di violenze perché la vittima diventa carnefice”.
Don Gentili dopo aver citato l'espressione “tolleranza zero” di Papa Francesco rispetto alla pedofilia, ha ribadito che la precisa presa di distanza della Chiesa di Trento nei confronti delle frasi di don Flaim è condivisa dalla Chiesa italiana tutta, “approfondendo poi che non si trattava solo di una gravissima leggerezza, ma di qualcosa che poteva provocare una reazione a valanga”.
Fra gli altri commenti, anche quello di don Fortunato Di Noto (che Vita Trentina ospita nella pagina delle lettere), mentre su numerosi siti web si è scatenato un dibattito con affermazioni di condanna anche dure. Compresa la creazione di profili Facebook che denigrano don Flaim: un linciaggio difficilmente accettabile, pur avendo egli espresso valutazioni non condivisibili, da cui prendere nettamente le distanze.
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