“Anche noi siamo come i profughi, come i disabili, come i minori in affido, come gli anziani, i malati, come i carcerati, come i senza dimora…”
Il chiodo fisso della Settimana dell’accoglienza, molto di più di uno slogan, piuttosto un umanissimo ritornello che l’accompagnerà ogni giorno, è che “tutti abbiamo bisogno di essere accolti”. Tutti. Dal primo momento fino alla fine della nostra vita. Tutti abbiamo sperimentato la bellezza dell’accoglienza. Perché siamo esseri fragili, non ce la facciamo mai da soli, abbiamo bisogno di altri esseri umani che ci aprano la porta, la porta della vita innanzitutto, che ci diano il loro benvenuto, ci stiano accanto, ci sostengano. Dentro la nostra famiglia e fuori. Nella comunità, nelle organizzazioni sociali, oppure lontano da casa, quando magari abbiamo perso tutto. Anche noi siamo come i profughi, come i disabili, come i minori in affido, come gli anziani, i malati, come i carcerati, come i senza dimora. Allora l’accoglienza cessa di essere un atteggiamento e si riscopre una dimensione fondamentale della vita, di ogni vita, da coltivare tutti i giorni e in tutte le situazioni.
Con la Settimana dell’accoglienza vogliamo far emergere un pezzo importante di accoglienza quotidiana nella nostra terra, mostrarne i tanti volti, i tanti progetti, le storie, le speranze e i sogni. Ma anche gli sguardi critici e competenti. Anche la passione umana e civile. La Settimana dell’accoglienza vuole essere questo. Perché la nostra comunità guardandosi allo specchio si scopra più accogliente di quello che pensa. Ma anche, in certi casi, meno accogliente di quello che dovrebbe essere. Perché allora ritrovi nuovo slancio. Nuove motivazioni, più coraggio. Più apertura, più concretezza, più fantasia. Con i profughi che cercano una nuova vita, i senza dimora che cercano la vita, i carcerati che provano a ricostruire la loro vita, i dipendenti da droghe o da gioco che vogliono rialzarsi, con i minori che attendono un’altra famiglia perché hanno perduto la prima, o si sono persi, con i disabili che sono stanchi di pietà e vogliono diritti, in primo luogo il diritto a una città e a una comunità che li riconosca come uguali e non come diversi, con i bambini e i giovani che pure vogliono una città che li riconosca come uguali e non come marziani, intrusi che disturbano o inquietano, con gli anziani che vorrebbero amicizia, compagnia, dignità.
Coltivare con più coraggio, umanità e fantasia l’accoglienza verso di loro, con loro, con le loro famiglie, il loro quartiere, il loro paese. Il messaggio della Settimana è questo. Lo lancerà in tanti modi: con il dialogo, la festa, la camminata, il dibattito, la musica, la gastronomia, la riflessione, i libri, il cinema, l’arte. Bellezza dell’accoglienza.
Non mancherà un ricordo speciale di un indimenticabile maestro e testimone di accoglienza, don Dante Clauser (lunedì 12 ottobre alle 18 nella chiesa di san Pietro a Trento sarà concelebrata da don Ciotti, don Tisi, padre Remondini, don Zappolini una messa in sua memoria). “Siamo al mondo per amare e essere amati”, ripeteva don Dante. Con lui potremmo dire: per accogliere e essere accolti.
Vincenzo Passerini*
* presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) del Trentino Alto Adige
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