“Pedana di lancio per le nostre famiglie”

“Spetta a me il taglio del dolce; non sono “don Torta”? Non manca a Mons. Guido Avi, nemmeno a quasi 98 anni d'età, quello spirito di sana autoironia che l'ha contraddistinto nella sua lunga, laboriosa vita. Sabato scorso per lui, ma anche per la diocesi e la parrocchia di Vigalzano, è stata una giornata speciale, resa ancor più solenne dalla presenza del vescovo Bressan.

In programma, come avviene da quattro anni, la “festa delle famiglie” che è solito ospitare nella sua casa paterna che si trova tra Vigalzano e Canzolino. Un'occasione per riunire i parrocchiani di Vigalzano, Madrano e Nogaré e festeggiare le coppie che hanno raggiunto significativi traguardi. A loro il vescovo, nel corso della Messa celebrata nel parco sovrastante la casa, ha consegnato una pergamena ricordo, sottolineando nell'omelia i valori profondi della famiglia, non solo per la sopravvivenza stessa, ma anche per il bene più ampio della società intera.

Dal parco, trasformato da don Guido in un percorso religioso-memoriale con le statue di mamma e papà e la foto di tutta la famiglia sotto un grande crocifisso sul sentiero che porta ad una nicchia con la Madonna, si domina la grande casa paterna che in questa circostanza è stata al centro dell'incontro. Una casa rurale attorniata da campi, dove era vissuto con i genitori e una numerosa famiglia, con sette figli maschi e quattro femmine.

Oggi sono viventi, con lui, solo i fratelli Camillo e Ilario. Ma per don Guido sono tutti presenti con il loro spirito e le loro opere, come ha voluto sottolineare a conclusione della Messa, alla “festa della famiglia; del sangue e dello spirito; qui nel tempio del creato; dove gli abeti argentati ne sono le colonne e la cupola è il cielo”. Giornata dei ricordi, ma anche della concretizzazione di quegli ideali che avevano sorretto l’intera sua famiglia.

Per questo don Guido ha voluto donare, proprio in occasione di questo incontro, la sua casa paterna alla parrocchia di Vigalzano che, assieme a quelle di Madrano e Nogaré guidate da don Marco Berti e in accordo con la Diocesi, utilizzerà i locali per scopi benefici e sociali. Il grande edificio è stato completamente ristrutturato con due anni di lavori e ora presenta un piano terra con un’ampia sala destinata probabilmente agli anziani, due piani abitabili con numerose stanze e servizi, infine la mansarda che rimane l’abitazione di don Guido. L’intendimento è quello di mettere l’edificio a disposizione della famiglia in tutte le sue componenti, anziani, giovani, coppie, per ritrovi, attività, riunioni; per tutte le necessità che possono presentarsi, compresa anche l’accoglienza di persone in difficoltà.

In questo modo don Guido realizza concretamente quanto hanno desiderato e compiuto nella loro vita soprattutto le due sorelle Lina che ha operato sempre a favore dei malati, e Sabina impegnata ad aiutare gli studenti in difficoltà. “Un giorno fecero un patto con me – dice don Guido – che il dono della vita continuasse anche dopo la morte; cioè che questa casa e questo giardino diventassero il prolungamento di quell’amore vissuto. Questa casa perciò dovrebbe diventare uno strumento interparrocchiale per mettere in pratica anche nel futuro l’impegno per la formazione religiosa, morale ed educativa”.

Un gesto di generosità che don Guido auspica “diventi pedana di lancio pastorale per il futuro delle famiglie”.

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