“Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”: il motto di Siticibo Trentino (il settore del Banco Alimentare, espressione della legge del Buon Samaritano, che si occupa di recuperare e ridistribuire il cibo cotto e fresco in eccedenza) invita fin da subito a spostare il nodo della questione.
Tutto quel cibo in prossimità di scadenza che esce dal circuito della ristorazione e della distribuzione organizzata per entrare nel circuito della solidarietà, non serve solo a “sfamare” ma veicola anche, passando di mano in mano, rispetto e dignità verso la persona.
In Regione il progetto Siticibo, nato quattro anni fa sul modello di altre regioni italiane, insiste su Trento, Bolzano e Merano. “Non facciamo altro che reperire prodotti alimentari in prossimità di scadenza e distribuirli immediatamente ad enti e associazioni che a loro volta li ridistribuiscono a persone o famiglie in stato di indigenza, a mense o a strutture residenziali di tipo socio-assistenziale”, ci spiega Roberto Scarpari, coordinatore del progetto in Trentino. Si tratta dunque di un lavoro quotidiano, in tempo reale, in cui noi siamo il punto di contatto tra il fornitore e le organizzazioni che si rapportano poi all'utente”. In Trentino sono 4000 le persone raggiunte, attraverso una cinquantina di enti e associazioni, dai prodotti raccolti da Siticibo: si parla di 132 tonnellate di cibo nel 2014, a luglio 2015 erano già 90 tonnellate.
Sono numeri importanti, ma di fronte ai dati Scarpari ci tiene a sottolineare che “l’attenzione è sempre all'uomo, non allo spreco e al recupero degli alimenti”. Alla qualità, piuttosto che alla quantità: “Rifiutiamo categoricamente tutti i prodotti scaduti: non esiste che ci sia un solo yogurt che possa essere a rischio quando viene consegnato al destinatario. Non vogliamo dare scarti agli scarti: se questa gente è considerata scarto dalla società, noi vogliamo guardarla in un altro modo”.
Non si tratta dunque di riempire lo stomaco, ma piuttosto di abbracciare l'uomo intero: “Qui sta la nostra mission: recuperare la dignità dell'uomo”. Quasi a dire “Sì, ti cibo – come recita il nome del progetto – ma ti cibo rispettando la tua dignità”.
Da questa attenzione all'uomo deriva un'attenzione quasi maniacale al cibo. Per garantirne la qualità viene seguita una regolamentazione precisa, che passa dal ritiro puntuale delle eccedenze al rispetto rigoroso delle temperature di raccolta e trasporto (per esempio il cibo cotto va “abbattuto” a 4 gradi, e poi trasferito e consegnato alla stessa temperatura: solo così si blocca la proliferazione batterica). Ciò comporta attrezzature adeguate, dal furgone dotato di abbattitore e frigorifero ai contenitori più adatti, e una particolare cura dei dettagli.
“È un lavoro che va fatto con livelli di professionalità assoluti, anche se lo fanno dei volontari. Vogliamo offrire soltanto cibo di qualità, perché cerchiamo di avere con le persone un rapporto di fiducia. Se viene meno quella fiducia viene a mancare tutto il resto, e il nostro servizio diventa un boomerang” riflette Antonio Girardi, volontario e responsabile della comunicazione per il Banco Alimentare, riferendosi alle parole di don Viviani.
Per questo Siticibo stringe accordi precisi anche con le organizzazioni con cui collabora, affinché il prodotto venga immediatamente redistribuito all'utente. Inoltre viene posto un aut aut che prevede Siticibo come unico fornitore, in grado quindi di rispondere del proprio operato senza correre il rischio di doversi assumere responsabilità altrui.
“Insomma – conclude Scarpari – vogliamo avere la certezza che chi riceve i nostri prodotti abbia il piacere e il gusto di mettersi a tavola, anche se quel cibo non l'ha cucinato. Se è solo per riempire la pancia va bene qualunque cosa, ma non è questa la visione che muove la nostra opera di carità”. “Ecco la differenza strutturale – precisa Antonio Girardi – che ci differenzia da altre realtà che si occupano di distribuire cibo”.
Così i “freschi” che viaggiano sui furgoni di Siticibo sanno sfamare una fame molto più grande, quella di rapporti umani: l'aiuto alimentare crea l'occasione di esprimere amicizia e tessere relazioni tra operatori, volontari di diverse realtà, utenti.
Una rete che anche in Trentino, come già avviene a Bolzano, potrebbe crescere e rafforzarsi attraverso la collaborazione tra i soggetti che giocano la stessa partita, e che talvolta arrivano addirittura ad ostacolarsi.
“A Bolzano abbiamo creato un network che coinvolge le associazioni di volontariato che si occupano della raccolta e distribuzione di cibo, e dove siamo tutti sullo stesso piano”, spiega Antonino Deola, membro del direttivo del Banco Alimentare del Trentino Alto Adige: “Mettersi in rete serve a condividere i problemi, a elaborare strategie superando l’aspetto personalistico in vista dell’obiettivo comune. Questo porta ad allargare la sfera di influenza e ricaduta del nostro servizio, moltiplicandone i risultati”.
Il messaggio è chiaro: è possibile collaborare, senza rivendicare primati e primogeniture. “Purché ci sia, alla base, la condivisione dei criteri di lavoro. La qualità è fondamentale se si ha a cuore il bene della persona”.
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