Missionario è chi fa il mestiere di Dio

E’ stata una “sveglia missionaria” quella animata sabato dal Centro Missionario Diocesano, alla quale quest’anno ho potuto partecipare anch’io, di passaggio per qualche giorno in Italia. Non è che solo ottobre sia il mese delle missioni – come lo potrebbe essere delle castagne, dell’uva e del mosto – perché la Chiesa deve vivere in “stato permanente di missione”! É il vino della gioia di essere cristiani che deve stare prima sulla Mensa Eucaristica per stare poi ogni giorno sulla tavola quotidiana ad alimentare la nostra vita.

Per il Papa la gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli di Gesù è una gioia missionaria. E missionario quindi è… chi fa il mestiere di Dio! Chi cerca di fare sua la tolleranza divina, l’amore e l’abbraccio paterno di Dio, l’accoglienza generosa del Padre. L’ottobre missionario è solo il “richiamo” della vaccinazione o il ricostituente spirituale della nostra vitalità, o la vitamina per rinforzare la nostra vocazione di cristiani.

Cito l’Evangelii gaudium quando, a sua volta, citai il Documento di Aparecida (31 maggio 2007): “Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: “Qui scopriamo un’altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo”. E Papa Francesco insiste: “Oggi, in questo “andate” di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria”. “Spero che tutte le comunità – aggiunge – facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una “semplice amministrazione”. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un “stato permanente di missione.

Finché il buon Dio non dà le dimissioni o non va in pensione, noi rimaniamo sempre nella gioia di essere discepoli missionari di Suo Figlio, rivelando il Cristo come il volto umano di Dio e il volto divino dell'uomo!

Lo stato d’animo del missionario è dato dalla prontezza a condividere con gli altri il “tesoro nascosto” che ha scoperto e che non può tenere per se gelosamente. Essere missionari appassionati per Gesù significa portare il nostro cuore oltre la frontiera di noi stessi!

Così si potrà vivere l’Anno della Misericordia, così si potrà aprire il cuore, le case e la comunità ai profughi in fuga da situazioni insopportabili. I preconcetti sono cordoni di isolamento fabbricati dall’egoismo umano per separare le persone. Il problema non è soltanto l’aumento della temperatura globale, è anche la freddezza generale!

Il mondo è di Dio, ma la missione è nostra! Lo so che non possiamo fare la missione con un editoriale dai tanti punti esclamativi! Ma non possiamo neanche decidere di non far nulla per non poter far molto. Nella Missione non valgono gli alibi o le scuse. Io non posso esimermi di fare ciò che, se io mi tiro indietro, nessuno farà.

Quando una giornalista chiese a Madre Teresa di Calcutta: “Cosa è necessario cambiare nella Chiesa?” lei candidamente rispose: “Io e te!”. Se non possiamo essere vicini a quanti sono vicini al nostro cuore, possiamo sempre abbracciarli con la nostra preghiera: di sicuro le nostre ginocchia possono portarci più lontano dei nostri piedi! Proprio come Santa Teresa di Gesù Bambino, che celebreremo il primo ottobre, che ha offerto la sua vita, relegata in clausura. E' stata proclamata patrona delle Missioni!

Padre Walter Collini

missionario in Brasile

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