Misericordia, riconciliazione, servizio, speranza: le coordinate di Papa Francesco nei 4 giorni a Cuba
È ancora una volta il Papa della misericordia quello che ha catalizzato l’attenzione di migliaia di cubani, ma anche di numerosi latinos giunti da un po’ tutta l’America del Sud. Ha parlato ad una moltitudine di persone, ben oltre quel 27% di cattolici sull’isola che conta poco più di 11 milioni di abitanti. “Gli occhi della misericordia” nello sguardo di Gesù che si rivolge a Matteo, l’esattore delle imposte malvisto dalla sua gente, ma nella Plaza de la Revolución di Holguín, dove nessun pontefice era mai arrivato, Papa Francesco spiega che “l’amore guarisce le nostre miopie e ci stimola a guardare oltre, a non fermarci alle apparenze e al politicamente corretto”. Ma c’è un luogo per eccellenza dove la misericordia “guarisce”: il confessionale. E l’ha ricordato ai preti citando sant’Ambrogio: “Dove c’è misericordia c’è lo spirito di Gesù, dove c’è rigidezza ci sono solo i suoi ministri”.
E ancora misericordia, questa volta declinata in termini di riconciliazione per un popolo che intende voltar pagina e guardare al futuro. “Fai della nazione cubana una casa di fratelli e sorelle perché questo popolo spalanchi la sua mente, il suo cuore e la sua vita a Cristo! Riunisci il tuo popolo disperso per il mondo”, ha pregato Bergoglio a Santiago de Cuba davanti alla piccola statua della “Virgen de la Caridad del Cobre” – da 100 anni patrona dell’isola – la cui effige è stata posta nell’agosto scorso anche nei Giardini vaticani quale segno di vicinanza e affetto e ai cui piedi Ernst Hemingway aveva deposto la medaglia premio Nobel ricevuta nel 1954 per esprimere la sua gratitudine ai cubani per l’aiuto alla stesura de Il vecchio e il mare.
Ma Bergoglio a Cuba è anche il Papa del servizio, “un servizio che non è mai ideologico, non serve idee, ma persone” ha detto nella Plaza de la Revolución a L’Avana dove, rivolgendosi ai politici presenti, ha messo in guardia dalla “tentazione del servizio che si serve, che ha come interesse il beneficiare i miei, in nome del nostro, generando una dinamica di esclusione”. E di servizio (oltre che di povertà) ha parlato a religiosi, preti e seminaristi. Esistono “servizi pastorali più gratificanti dal punto di vista umano, ma chi ha una preferenza interiore per il più piccolo, per il malato, per chi non conta, per chi non chiede, sta seguendo Gesù in modo superlativo”.
Ancora servizio nell’incontro con i giovani al Centro Varela della capitale, ma con loro si è spinto oltre, abbandonando ancora una volta il testo scritto per parlare a braccio: “No te irrigue!”, non arrugginitevi, “non tiratevi indietro, non dimenticate di sognare, siate capaci di speranza”. “Cuori aperti e mani aperte” e sempre la “cultura dell’incontro con quanti la pensano diversamente”: “l’amicizia sociale costruisce”. Costruire ponti, mostrare gesti di pace, umiltà e servizio con tutti: a chi si aspettava discorsi politici, Papa Francesco ha risposto con quell’abbraccio all’anziano Fidel, piegato in un corpo fragile e malato. Il Papa dei gesti che parlano, come quel gentile rifiuto a Washington di fronte alla limousine… I politici all’ONU e al Congresso, ma anche le famiglie riunite a Philadelphia sono avvisate.
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