Prima arrotino, come il nonno e il padre, poi la scelta di diventare sacerdote. L'avventura di don Silvio Crosina, nato in Austria durante la seconda guerra mondiale
Sarebbe dovuto diventare un arrotino un arrotino, come il nonno e il padre, alla stregua di tante generazioni di bleggiani e giudicariesi emigrati in mezza Europa. E, invece, alla mola ha preferito l'abito talare. Protagonista di questa storia è don Silvio Crosina che, in occasione della sagra di S.Giustina, ha festeggiato nella “sua” Balbido il 30° di sacerdozio.
Silvio – figlio di Mario, emigrato a Vienna durante il fascismo – è nato nella città austriaca nel 1944. In Austria ha studiato ed è divenuto prete, senza mai dimenticare le origini della propria famiglia, approdata a Vienna col nonno Giovanni.
“Da piccolo sono stato allevato nell'enclave italiana di Vienna, dove mio padre e mio nonno Giovanni avevano iniziato una florida attività di 'moleta', tornando però sempre al paese”, ci racconta don Silvio. “Solo mio padre a un certo punto decise di fermarsi a Vienna, dove sono nato e cresciuto. Tanto che da giovane ho iniziato pure io a far andare la mola…finché a 20 anni giunge la vocazione!”
Improvvisa? “No certamente, fin da piccolo inizio a collaborare nel volontariato, nella Croce rossa: proprio lì imparo dalla gavetta i valori della solidarietà, uniti alla fermezza di propositi…”. Fatto sta che nel 1974 il giovane Silvio mette da parte la mola ed entra al seminario, chiedendo la cittadinanza austriaca per poter compiere gli studi universitari di teologia. “È stato per me più difficile rinunciare alla mia cittadinanza italiana che lasciare la vita civile! Eppure ho fatto quel passo, ma sono sempre rimasto attaccatissimo alla mia Balbido, al mio Bleggio…”.
Nel 1985 riceve l'ordinazione dal card. König, nell'ultima sua tornata, e viene destinato come cappellano negli ospedali viennesi. Finché dopo vari incarichi in parrocchie e nella pastorale del lavoro viennesi, è nominato cappellano del personale medico e infermieristico degli ospedali riuniti di Vienna, incarico che tuttora detiene con soddisfazione.
Senza mai dimenticare le sue origini. Da 19 anni don Silvio organizza annualmente una gita del personale medico e infermieristico viennese proprio a Balbido, il paese dei suoi avi: ormai è una consuetudine, ben nota localmente.
Le scorse settimane la parrocchia bleggiana ha così organizzato la festa del 30° di sacerdozio, invitando una folta delegazione viennese, tra cui il rettore del seminario Ernst Pucher, che ha concelebrato la Messa solenne in tedesco e in italiano con il decano don Gilio Pellizzari e don Marcello Farina, collaboratore pastorale e pure concittadino balbidese.
Nell'omelia don Silvio ha avuto parole di ringraziamento per l'accoglienza dei suoi compaesani, che hanno compreso e fatto onore al sacrificio di tanti emigranti. “Quando si discute nel nostro amato Trentino di accoglienza dei migranti ricordatevi della nostra emigrazione, abbiate a mente di quando i nostri molete partivano per le Americhe o per la Mitteleuropa in cerca di lavoro”, ha detto don Silvio. “Allora i migranti eravamo noi, alla pari di quanti arrivano adesso da Paesi martoriati dalla fame, dalla guerra, dal bisogno”.
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