Una folla di 1.500 persone alla storica celebrazione liturgica con i vescovi di Bolzano, Innsbruck, Belluno e Trento: un tempo “divisi dalla guerra”, oggi “uniti per la pace”
Si è conclusa domenica 6 settembre, con una Messa all'aperto a Landro di Dobbiaco, concelebrata da quattro vescovi e un gruppo di sacerdoti, la settimana di incontri e eventi (concerti, proiezioni, visite guidate) sul tema della Prima Guerra mondiale dal titolo “Divisi dalla guerra, uniti per la pace”, organizzata dalle amministrazioni comunali di Dobbiaco, Cortina d'Ampezzo e Auronzo di Cadore.
Alla cerimonia hanno aderito i vescovi di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, di Innsbruck, Manfred Scheuer, di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich e di Trento, Luigi Bressan, insieme a centinaia di persone, tra le quali moltissimi turisti. Hanno presenziato anche le autorità municipali delle zone coinvolte nell'iniziativa e i Governatori dell'Alto Adige, di Belluno, del Tirolo e di Trento. Hanno fatto gli onori di casa il sindaco della cittadina dolomitica e mons. Muser, che ha rivolto a tutti i convenuti un caloroso benvenuto. Nei discorsi dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche, il comune omaggio al clima di riconciliazione e di pacificazione raggiunto in tutte le aree devastate dal sanguinoso e tragico conflitto – che ha messo in ginocchio l'intera area del Tirolo, Trentino e Veneto, area cuscinetto fra l'Impero Austro Ungarico e l'Italia – e l'auspicio di ulteriori rapporti di collaborazione.
L'omelia è stata tenuta dai vescovi di Trento e Innsbruck. “Le delimitazioni civili ed ecclesiastiche del territorio – ha dichiarato Bressan – non dividono i popoli, ma sono cerniera per una collaborazione”. Ha quindi elencato i fattori anche umani che uniscono singoli e comunità, a partire dallo stesso ambiente montano, ad una storia condivisa, alla distribuzione orografica dei centri abitati, i flussi turistici, realtà sociali ed economiche molto simili. Bressan ha parlato di “stupende montagne” (l'arco alpino e dolomitico) “violentate, traforate e minate da interventi militari micidiali, con migliaia di morti e feriti”. Una è stata chiamata – ha ricordato – “Col di sangue”; il cimitero militare: “Sorgenti”. “Non siamo qui – ha proseguito – per esaltare un conflitto, ma per assumerne le conseguenze al fine di rispondere oggi con maggior saggezza alle sfide epocali che ci stanno davanti, avendo superato le inimicizie del tempo, ma con la coscienza che accanto alla generosità esiste una radice di egoismo nel fondo del cuore umano sulla quale dobbiamo vigilare insieme”.
Anche per Scheuer la prima guerra mondiale è stata fonte di sofferenze e morte di milioni di persone, di distruzioni, di odio. “La guerra – ha detto – ha lasciato profonde tracce nella mentalità dei popoli, danni e rovine nel carattere della gente, ha incattivito l'anima di molte nazioni, instupidendo e minando le teste di molti uomini, rendendoli intolleranti e fissati al proprio egoisimo. Ha portato fame e povertà”. Lievito per la pace, secondo il vescovo di Innsbruck, è l'amore come percezione e condivisione dei bisogni degli altri a cominciare dai valori spirituali.
Dopo la Messa, la manifestazione si è conclusa nel pomeriggio con un concerto della Banda Kaiserjaeger e del Corpo musicale di Dobbiaco, e un'esibizione della formazione musicale locale “Bohmische”. Un programma collaterale è stato riservato ai bambini.
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