Si apre il confronto al senato sul ddl Boschi e Renzi non può permettersi di uscirne azzoppato
E’ la settimana in cui si apre il confronto al senato sul ddl Boschi e molti si chiedono se sarà il finale di partita del renzismo. Infatti si pensa che lo scontro non riesca a realizzare mediazioni: Renzi non può permettersi di uscire azzoppato dal confronto e non possono permetterselo neppure i suoi avversari interni. Chi perderà nel confronto sarà politicamente finito, almeno per un buon periodo di tempo.
A portare a quest’esito sono stati in gran parte i media con lo spazio che hanno concesso alle due parti dello scontro. E’ per questa sovraesposizione che nessuno dei contendenti può accettare un ragionamento, perché ciascuno è inchiodato al personaggio che si è fatto cucire addosso, consenziente per carità!, dal sistema dei talk show di vario genere.
In realtà in tutto questo a rischiare grosso è il paese. Infatti l’Italia ha bisogno di credibilità internazionale per affrontare i due nodi enormi che ha davanti: la gestione dell’emergenza immigrazione e quella della manovra finanziaria annunciata. Paradossalmente i timori di tanti soloni invecchiati e di tanti politici arrembanti, cioè che si instauri un “governo forte”, è quello che si aspettano i nostri partner internazionali. Un paese in mano alle pulsioni populiste di Grillo, Salvini e compagni non dà nessun affidamento, e ad un paese in quelle condizioni non si è disposti a concedere le facilitazioni economiche che servono per dare una svolta alla crisi.
Non è una novità che i governi forti suscitano sempre grida di allarme per la democrazia in pericolo: è successo, tanto per citare due esempi storici illustri, con Adenauer e con De Gaulle. Senza nascondere che i governi di entrambi hanno avuto punte autoritarie e sono state vittima di qualche scivolone, oggi nessuno storico degno di questo nome sosterrebbe che hanno messo in pericolo la democrazia dei loro paesi. Naturalmente gli avversari pregiudiziali di Renzi sostengono che quelli erano grandi uomini e Renzi non lo sarebbe. Su Renzi non si può fare a meno di aspettare il giudizio della storia, per gli altri due però si può tranquillamente registrare che quando erano al potere il giudizio su di loro come grandi uomini non era più diffuso di quello che considera l’attuale presidente del consiglio italiano una speranza per il paese.
Il braccio di ferro in corso porterà alla caduta del governo? Ecco una domanda che trova una risposta negativa nella quasi totalità degli osservatori. Sembra un lusso che non possono permettersi né le opposizioni interne al PD né Forza Italia. Le prime nel caso costringessero Renzi alle dimissioni sarebbero di fatto costrette a fare una scissione e ad affrontare uno scioglimento anticipato della legislatura che a quel punto sarebbe difficilmente evitabile. In uno scenario del genere per loro le speranze di uscirne bene sarebbero scarse.
Quanto a Forza Italia è dubbio che voglia andare alle urne vista la crisi in cui versa. Rischierebbe di consegnarsi nelle mani di un Salvini scatenato, senza avere a disposizione un leader con un appeal mediatico sufficiente a contrastare lui, Grillo e Renzi. Berlusconi ha perso il suo appeal che era quello legato ad una stagione di sviluppo per quanto drogato: è invecchiato, e non riesce a rinnovare il suo personaggio come richiederebbe la nuova fase che attraversiamo.
Basta questo per escludere il rischio della sfiducia, implicita o esplicita che sia, al governo? La politica è in realtà fatta di imprevisti e non è escluso che lo stesso Renzi potrebbe avere dei vantaggi a spingere perché si arrivasse al confronto finale, nonostante difficoltà tecniche indubitabili: formalmente l’Italicum entrerà in vigore a luglio dell’anno prossimo e senza che il ddl Boschi diventi legge si rieleggerebbe anche il senato.
Per evitare l’esito improvvido possono realizzarsi due condizioni. La prima è che alla fine l’opposizione interna al PD si spacchi consentendo il passaggio della legge e rinviando eventualmente il confronto alle letture successive (ce ne vogliono ancora perché la riforma diventi legge). Sarebbe però una sostanziale vittoria di Renzi. La seconda è che Renzi riesca a far passare il ddl solo grazie all’aiuto di un po’ di forze sparse delle ex opposizioni, ma questa sarebbe una sua mezza sconfitta che, come auspicano i suoi oppositori, gli darebbe la “patente” di quello che non è veramente di sinistra.
Fare pronostici è sempre più arduo. Non resta che aspettare gli eventi.
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