“La Regione, così come attualmente strutturata, non ha più alcuna ragione di sopravvivere”
Sul valore storico, simbolico e di prospettiva dell’Autonomia, il contributo del senatore Giorgio Postal, che sul tema porterà la sua testimonianza venerdì 4 settembre alla presentazione del libro “Dialogo vince violenza – la questione del Trentino Alto Adige/Suedtirol nel contesto internazionale”, appena edito da il Mulino (ore 17, sala Aurora di palazzo Trentini).
La Giornata della Autonomia ha da essere, in primo luogo, la Giornata della memoria storica. Non per niente viene a cadere proprio nella ricorrenza della firma, nel 1946, dell’Accordo Degasperi-Gruber, la Magna Carta per i trentini e i sudtirolesi. Infatti un popolo che non abbia la piena consapevolezza delle proprie radici e la precisa conoscenza degli itinerari e dei percorsi che hanno segnato la storia della sua evoluzione e della sua emancipazione, spesso anche attraverso difficoltà e traumi di grande rilievo, sarebbe destinato a perdersi, oggi, nelle omologazioni tipiche del tempo globale. E a perdere quindi le ragioni fondanti il diritto all’autogoverno, quell’autogoverno maturato da secoli su una cultura e una prassi profondamente radicate nel cuore stesso delle nostre comunità. In una terra di confine, poi, come la nostra, l’autonomia deve essere, prima di tutto, un patrimonio condiviso di riferimenti, di tradizioni, di legami e di confronti che sappia coltivare e rafforzare, in maniera permanente, l’obiettivo fondamentale della convivenza. Le tragedie e gli sconvolgimenti del “secolo breve”, a questo proposito, devono insegnarci qualcosa: non mi riferisco soltanto ai drammi prodotti dalle esasperazioni nazionalistiche durante e dopo il primo grande conflitto mondiale e nemmeno all’immane tragedia delle “opzioni” per oltre 200.000 sudtirolesi, mi riferisco anche alle rigidità, alle miopie, alle incomprensioni e agli errori nell’applicazione del primo Statuto di autonomia (1948), con il seguito di violenza e di sangue del terrorismo.
Se è vero che il Secondo Statuto di autonomia può essere ben a ragione considerato il frutto generato nel corso degli anni ’60 dall’incontro tra le due culture autonomistiche presenti in regione, quella dei sudtirolesi in ragione della salvaguardia etnica e quella dei trentini in ragione dell’autogoverno, ciò fu senza dubbio l’esito virtuoso di un diverso e positivo approccio alle questioni della convivenza e della pacificazione. Dunque è stata proprio la cultura autonomistica presente in regione la prima condizione identitaria e costituente della nuova autonomia, quella che con il Secondo Statuto è ancora oggi pienamente vigente.
Se consideriamo l’autonomia un diritto, è bene però sottolineare immediatamente dopo che essa va, comunque, meritata, poiché non si può prescindere dal discrimine del buon governo. Autonomia, per una comunità o per un territorio, in primo luogo vuol dire autogoverno, darsi delle leggi e rispettarle, essere indipendenti, ma anche pienamente responsabili. È dunque il principio di responsabilità quello che deve orientare permanentemente l’autogoverno, una responsabilità della quale senso civico, sobrietà e valori comuni costituiscano il nerbo imprescindibile.
La Giornata della Autonomia deve essere inoltre l’occasione per una riflessione a tutto campo su molte altre questioni, che vanno dalla sua capacità di rafforzare o costruire il senso di appartenenza dei trentini alla sua reale operatività e, non da ultimo, alla sua difesa nell’attuale contesto politico nazionale, carico di fragilità e di rischi.
A quest’ultimo proposito, da tempo si discute intorno all’ipotesi di un terzo statuto di autonomia o comunque intorno ad un sostanziale rimaneggiamento dello Statuto attuale. Il clima di grande incertezza che domina attualmente in sede nazionale non consente, io credo, di imboccare con una certa sicurezza la strada che porti ad un terzo statuto. Sono tempi che richiedono grande prudenza politica. Nel merito, tuttavia mi preme richiamare due questioni. La prima. Così come nel corso degli anni 60 è stata l’intesa tra trentini e sudtirolesi a porre le basi per la soluzione della questione altoatesina e per il secondo statuto di autonomia, nei tempi difficili che le nostre autonomie speciali tali hanno oggi davanti diventa assolutamente imprescindibile rafforzare, con modalità evidentemente diverse, il metodo del confronto e definire di comune intesa tra Trento e Bolzano tempi e modi, azioni e obiettivi. La seconda. Non c’è dubbio alcuno che nella revisione statutaria una riflessione particolarmente approfondita vada riservata alla questione della Regione. È chiaro che la Regione così come attualmente strutturata non ha più alcuna ragione di sopravvivere. Ciò che conta, tuttavia, è che nell’ambito della unitarietà statutaria tra Trentino e Sudtirolo l’eventuale revisione salvaguardi in pieno uno spazio istituzionale regionale, dove il raccordo tra le due potenti province possa positivamente operare su materie caratterizzate da comuni interessi.
Giorgio Postal
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