“400 anni di accoglienza fraterna…”

“Non ci sono rimpianti. In questi 400 anni il convento è stato il luogo dell’accoglienza fraterna, per tante persone che ceravano ascolto e risposte alle loro complesse situazioni umane e spirituali”. Era il 14 dicembre del 1613 quando i primi frati presero possesso della struttura di Borgo; ora, 412 anni dopo, gli ultimi tre religiosi hanno lasciato il convento ai piedi del castello, alle pendici del monte Ciolino. Con padre Claudio Righi anche padre Siro Casagrande e padre Giovanni Patton.

Da domenica sera se ne sono andati, chi a Pergine e chi a Trento; e con loro, anche le tre suore di Maria Bambina, da anni ospitate presso i locali dell’oratorio parrocchiale, hanno lasciato Borgo. “È difficile raccontare, ora, i fatti, gli incontri, il bene ricevuto e la carità vissuta”, ha detto salutando la sua comunità padre Righi, nell’antica chiesa del convento intitolata a San Francesco e S. Cristoforo. “Fin dall’inizio in questi luoghi sono stati tanti i segni di benevolenza divina. Di luce e di speranza per tutta la Valsugana. Quassù i frati hanno saputo raccogliere i momenti tristi e gioiosi dell’intera borgata e dei paesi circostanti”.

In quattro secoli per ben due volte i frati dovettero abbandonare il convento. La prima volta, come ricordato da padre Patton, nel 1810 quando, con decreto imperiale napoleonico-bavarese, venne soppresso. Passata la persecuzione illuminista, la struttura venne donata all’Ordine dei Frati Minori da Giovanni Battista Peverada e rimessa in funzione nel giugno del 1818 grazie alla generosità della gente valsuganotta.

Ma dopo quasi un secolo, nel maggio del 1916, a causa dei continui bombardamenti, i frati dovettero fuggire per riparare a Strigno, prima, e poi a Pergine. “Rientrarono il 15 novembre del 1918 – ricorda padre Patton – ma solo nel giugno del 1919 e dopo un lungo lavoro di restauro il convento tornò a disposizione della comunità”.

Il convento è stato costruito dai popoli della Valsugana con cui collaborò anche la famiglia Welsperg. Venne ampliato nel corso del ‘600, negli anni 1847-1850, nel 1953-54 per la chiesa e nel 1983-84 per il monastero delle Clarisse. Sono loro oggi, dieci in tutto, le uniche inquiline della struttura. Ci sono ritornate nel 1984, dopo esservi già state dal 1673 (presso il convento e la chiesa di S. Anna) fino al 1782.

Domenica scorsa i frati e le suore sono state salutate nella chiesa arcipretale. Tanta gente alla Messa delle 10.30. Con il parroco don Daniele Morandini anche il sindaco Fabio Dalledonne, l’intera giunta comunale e le rappresentanze in costume dei Farinoti e dei Semoloti. “Quanto bene da ricordare, quanta attenzione e carità dimostrata e vissuta”, il pensiero di padre Claudio Righi. “Dire grazie è un dovere di gratitudine, manifestare riconoscenza è un atto di umiltà e di carità. In questi secoli il Signore ha ispirato la generosa carità della gente di Borgo, dei tanti benefattori che ci hanno sostenuto. Il nostro cuore è velato dalla tristezza ma, come pellegrini e forestieri, ci accingiamo a compiere con spirito di fede questo esodo sapendo che noi ogni luogo è patria e ogni patria è terra straniera”.

Nei secoli sono state tante le attività di animazione religiosa svolte fuori dal convento. Oltre all’assistenza spirituale all’Ordine Francescano Secolare della valle, le prediche delle Quaresime e dell’Avvento, i Tridui e i Panegirici nelle feste Mariane, la cappellania dell’ospedale di Borgo (assunta dal 1969), l’assistenza spirituale agli ospiti della casa di riposo, la supplenza ai vari parroci della zona e la collaborazione pastorale stabile in parrocchia. La porta del convento ora è chiusa. Ai fedeli ed alla gente della Valsugana. Non ci saranno più confessioni nella chiesa del convento. Ci sarà solo una Messa feriale, quella delle 7.30 del mattina, ed una festiva alle 9. E tutti i momenti di preghiera saranno gestiti dalle Clarisse.

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