Ai “Piccoli” di Lavarone la visita del vescovo Luigi Bressan. Proprio qui c’è il sasso “delle mitrie”, un masso erratico che segnava il confine fra le diocesi di Trento, Padova e Feltre
Piccoli di Lavarone, fine agosto – Per la prima volta, dopo più di un secolo, un vescovo di Trento è tornato ai “Piccoli” di Lavarone, uno dei villaggi più… piccoli dell’altipiano. Appena cinque residenti.
Mons. Bressan è andato ai “Piccoli”, a casa di Mario Bertoldi, il “sindaco” di sé stesso e pochi altri. Un personaggio noto ben oltre i confini della sua terra. Tutti lo conoscono come Mario “Mato”, così chiamato perché ha fatto per 43 anni il maestro di sci e, primo fra tutti, ha importato dalla Svizzera lo slalom quando gli altri a Lavarone facevano ancora lo “spazzaneve”. “Ma quello è matto”, dissero i colleghi. Ed egli, colta la… neve al balzo si appropriò della definizione.
L’arcivescovo ha accettato l’invito di chi scrive e del fotoreporter Gianni Zotta di “entrare” nel capitolo di un volume, il terzo, sui piccoli villaggi del Trentino. Proprio ai “Piccoli” di Lavarone c’è il sasso “delle mitrie”, un masso erratico che segnava il confine fra tre diocesi: Trento, Padova e Feltre.
Non potendo convocare nel prato antistante quel masso gli altri due “colleghi” vescovi, mons. Bressan ha portato tre mitre, il copricapo a forma allungata e bicuspidata usato nelle liturgie dai vescovi della Chiesa cattolica. Le ha poste sul muro accanto alla roccia dove, molti secoli or sono furono scolpite le tre mitre confinarie. Mario Bertoldi dice che, secondo una tradizione locale, due delle tre incisioni sarebbero state coperte con la terra di un campo. Intanto, per la visita dell’arcivescovo, si sono mossi i dipendenti della Cooperativa Lusernar, specializzata in lavori nel verde. Hanno tolto tutti i rovi e le sterpaglie dal sentiero d’accesso e liberato l’area del “sasso delle mitrie”.
Ad incontrare l’arcivescovo Bressan, è sceso ai “Piccoli” anche un giovane prete coreano, 37 anni, impegnato in corsi post laurea a Roma, il quale d’estate raggiunge Lavarone per dare una mano al parroco. Gregorio Park è impegnato nel dottorando di bioetica all’Università cattolica del Sacro cuore, a Roma. Assieme a don Gregorio e a Enzo Stefàn, già bibliotecario di Lavarone, l’arcivescovo ha visitato la cappella di Nostra Signora de la Salette. Fabbricata nel 1856 su un masso, nel cuore del villaggio, vent’anni dopo le fu aggiunta la sagrestia. Alla cappella, che serviva alla piccola comunità per le devozioni mariane del mese di maggio, approdava la processione che scendeva da Lavarone per le rogazioni. Nel 1897 fu fabbricato il campanile, poi demolito per far posto all’attuale, alzato nel 1910. Ospitava due campane – Barbara e Melania – che, allo scoppio della guerra da parte dell’Italia contro l’Austria, furono tolte per ordine dei militari. I bronzi avrebbero dovuto servire per far cannoni, sennonché alcuni militari del luogo, in servizio a Lavarone, saputo della requisizione, corsero ai Piccoli e, scavata una buca in un campo sopra la cappella, “seppellirono” le due campane. Fu così che, alla fine della Grande guerra, quando tornarono a casa tutti coloro i quali erano stati sfollati a Braunau, nell’Alta Austria, il parroco di Lavarone, don Nicolò Nicolao, chiese ed ottenne in prestito una campana dei “Piccoli” perché quelle della chiesa di San Floriano erano state fuse per la guerra.
A proposito della Grande guerra, sabato 22 agosto, a Nosellari, è stato inaugurato il “giro delle Trincee”, una tappa del progetto memoria sul primo conflitto mondiale. Nella trincea, quasi un balcone sulla valle dell’Astico, sono state collocate le bandiere di Italia, Austria e d’Europa.
Nel corso della visita ai “Piccoli”, mons. Bressan ha incontrato pure il sindaco di Lavarone, Isacco Corradi, di 29 anni.
Nel villaggio dei “Piccoli” arrivano per le vacanze numerosi ospiti: da Milano, Padova e altre città italiane, poiché le vecchie abitazioni sono passate di mano varie volte. Per brevi periodi ci vive pure una professoressa dell’Università di Padova, frau Hutte, la quale dice che qui c’è davvero pace.
Cento anni dopo una forsennata guerra che devastò l’Europa, l’unico “confine” dei “Piccoli” è quel masso delle mitre. Prima di mons. Bressan passarono di qui i vescovi Valussi, de Riccabona, Haller e, nel luglio del 1906, l’Endrici.
Quest’ultimo, diretto per le cresime a Casotto e Pedemonte, allora territorio della diocesi di Trento, proprio ai “Piccoli” perse la tabacchiera d’oro. Il prezioso monile fu trovato dopo che il vescovo aveva lasciato il villaggio e gli fu portato al paese di confine, Dazio, dove il principesco-vescovile corteo aveva fatto sosta. Come ringraziamento, il giovanotto che aveva trovato la tabacchiera ricevette dal segretario del vescovo una mancia di 5 corone, ovvero una “colombina”.
Lascia una recensione