La Giornata mondiale di preghiera per il Creato, istituita da Papa Francesco lo scorso 6 agosto, che si è celebrata per la prima volta al mondo il primo settembre, lo stesso giorno in cui viene celebrata anche dalla Chiesa ortodossa, fu anticipata dall'iniziativa interdiocesana su “profetica” intuizione di mons. Karl Golser, vescovo emerito di Bolzano-Bressanone, espressione per certi versi di quell'autonomia che le istituzioni pubbliche e la società civile intendono festeggiare venerdì 5 settembre.
Nel 1992 infatti il presule, costretto poi ad interrompere la propria attività, per un male improvviso e invalidante, aveva promosso di concerto con Trento, un Istituto per la Giustizia e la Salvaguardia del Creato. Fra le proprie iniziative, a partire dal 2008, l'ente ha inserito anche un incontro comune di riflessione e dibattito fra le diocesi di Bolzano e di Trento da tenersi il primo settembre, data importante che segna solitamente l'avvio dell'anno scolastico locale e quello liturgico ortodosso. Successivamente si erano aggregate altre due diocesi di montagna, Belluno e Como, ed i rappresentanti delle altre religioni cristiane, presenti in regione. Dalla Chiesa svizzera pure erano arrivati plauso ed adesione alla coraggiosa proposta tematica, senza però particolari raccordi operativi.
Non è dato sapere se l'esperienza fra le quattro comunità ecclesiali alpine abbia in qualche maniera influenzato la decisione di Papa Francesco che con l'enciclica “Laudato si'” ha scosso le coscienze di tutto il mondo. Sta di fatto che anche quest'anno, su organizzazione di Como, tutte queste realtà ecclesiali hanno aderito ad una giornata di incontri e di preghiera all'aperto (vedi pag. 4). Vivere la vocazione di essere “custodi” dell'opera di Dio è “parte essenziale” della vita di ogni cristiano, chiamato ad una vera e propria “conversione ecologica” – ha dichiarato il Papa nella lettera istitutiva della Giornata mondiale con un carattere prettamente ecumenico. Rientra nella volontà precisa di Jorge Mario Bergoglio, nel contesto della “Laudato si'”, il ribadire che la salvaguardia della “casa comune” non ha soltanto una dimensione legata all'ambiente, bensì include una vera ecologia integrale per un nuovo paradigma di giustizia, in cui risultano inscindibili dalla preoccupazione per la natura, l'equità verso i poveri, l'impegno nella società, ma pure la gioia e la pace interiore. Ciò che domina, secondo il Papa, sono le dinamiche di un'economia e di una finanza carenti di etica, perché a comandare oggi “non è l'uomo”, bensì i soldi. Eppure – osserva il Papa – Dio “ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne”, che però sono sacrificati “agli idoli del profitto e del consumo” dalla “cultura dello scarto”. “La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora, come il nascituro, o non serve più come l'anziano”.
Si tratta di temi cari a Golser, in stretta condivisione col vescovo di Trento Luigi Bressan, maturati in tempi e contesti diversi, di “autonomia matura”, di pace e di conciliazione fra i gruppi etnici, dopo il terrore degli anni Sessanta, con sviluppi talora abnormi dell'economia, dominati dal profitto, sacrificando il territorio, attentando al Creato, nelle dimensioni ora indicate anche dal Papa. Come condiviso e sofferto, negli anni degli attentati, era stato l'appello dei vescovi in partenza per il Concilio, Alessandro Maria Gottardi e Giuseppe Garghitter per le stesse diocesi, in una lettera pastorale comune all'intera comunità regionale del settembre 1963, che incoraggiava ogni sforzo diretto alla pacificazione fra i gruppi etnici e promuoveva ogni azione ispirata ai grandi principi base di ogni convivenza civile: verità, giustizia, amore, libertà. Lettera definita “nobile” da Paolo VI, che volle compiacersi in uno scritto con i due vescovi, confidando in una reazione positiva per la pace da parte dei fedeli di “coteste regioni, benedette dal Signore con tanti doni di luminosa bellezza”.
Autonomia perfettibile – si dice oggi – che comunque deve restare ancorata, a detta del presidente della Giunta provinciale di Trento, Ugo Rossi, ai principi della responsabilità e della solidarietà, quale appannaggio di istituzioni e singoli cittadini mettendo a frutto il lavoro di quanti hanno contribuito alla sua costruzione, indicando ulteriori orizzonti alle nuove generazioni da raggiungere “insieme”.
Nel fine settimana si aprono cancelli e portoni dei Palazzi provinciali, taluni ricchi di storia e di arte. Si discute di autonomia in pubblici dibattiti, di deleghe e di poteri. Le donne escluse dai microfoni annunciano di disertare il cerimoniale. L'autonomia è anche questo.
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