Non cessano le proteste a Beit Jala per l’avvio dei lavori di costruzione del muro di separazione israeliano, cominciati dopo la decisione della Corte Suprema che ha dato il via libera all’esercito, dopo nove anni di ricorsi, petizioni e azioni legali promossi dalla comunità palestinese alle porte di Betlemme e dalle chiese cristiane della zona. Israele giustifica la costruzione del muro – iniziato nel 2002, nel pieno della Seconda Intifada – come una barriera di protezione contro il terrorismo. Ma il muro per la città di Betlemme è diventato una morsa che distrugge l’economia. L’area accoglie la parrocchia di Beit Jala, i terreni di tante famiglie palestinesi, in gran parte cristiane, un monastero e un convento dove si produce, grazie anche al sostegno della Provincia Autonoma di Trento, il vino “Cremisan”, e una scuola elementare. E oltre al muro, che separa Gerusalemme – futura capitale dello Stato palestinese – dal resto della terra di Palestina, vi è tutta la serie di insediamenti di coloni israeliani, considerati illegali dalle leggi internazionali.
Domenica 30 agosto per bloccare la costruzione del muro israeliano nella valle di Cremisan, dove i bulldozer dell’esercito israeliano hanno già sradicato diverse antiche piante di ulivo, si è svolta una manifestazione con centinaia di persone, rappresentanti palestinesi, autorità religiose e fedeli cristiani. C'era anche l’ex patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah. “Questa terra ci appartiene… – ha affermato -. Qualunque cosa facciate, qualunque cosa i vostri tribunali dicano, questa terra appartiene a noi e tornerà a noi un giorno”. Col salire della tensione, le forze israeliane hanno lanciato bombe lacrimogene contro i manifestanti; due di loro hanno lanciato pietre contro i soldati e sono stati arrestati. “È una situazione di grande ambiguità legale, che influisce in maniera molto pesante sulla vita di tante famiglie”, ha osservato il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, a Radio Vaticana, ribadendo che “tutti riteniamo inaccettabile la costruzione del Muro”.
Un appello a operare per fermare la costruzione del muro è stato rivolto dai vescovi Usa al Segretario di Stato, John Kerry. Mentre Pax Christi, in una nota, osserva che “tutti si scandalizzano, ma nessuno ferma Israele”.
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