Alla sorgente di Taizè

L'esperienza dei giovani trentini con la comunità ecumenica in Francia, dove da 75 anni tornano a dissetarsi “viaggiatori” da tutto il mondo

Era una zona di frontiera – vicina al confine tra la Francia occupata dai tedeschi e quella libera – quella in cui Roger Schutz, monaco svizzero, decise di fondare, nel 1940, una comunità ecumenica che potesse infondere la speranza in un avvenire diverso, fondato sulla pace. Il posto dove questa comunità venne edificata è Taizè, un paesino della Borgogna.

Quest’anno, a Taizè, si festeggiano quindi i 75 anni dalla fondazione della comunità ecumenica. Oltre a questo “compleanno”, ricorrono altri due anniversari: il centesimo dalla nascita di frère Roger ed il decimo dalla sua morte.

Taizè non è solo un luogo dove frères di diverse nazionalità convivono; è anche la meta di tanti giovani che vogliono sperimentarne e viverne lo spirito di semplicità e comunione.

Dal Trentino, anche quest’anno sono in molti – circa 180 – i ragazzi partiti in tre turni (a giugno, luglio ed agosto) per raggiungere la Francia. Ad accompagnarli, don Luigi Giovannini, parroco di Rovereto, che da 15 anni, tutte le estati, accompagna gruppi di giovani trentini a Taizè. “Nel 2001, il professor Stefano Trainotti, che era animatore nella parrocchia in cui ero a quel tempo, cioè San Carlo di Trento, ha proposto di andare con un gruppo a Taizè”, racconta don Gigi. “Siamo quindi andati con un gruppo di ragazzi composto perlopiù da studenti del Liceo Prati, dove insegnavo in quel periodo. Ricordo che la prima volta eravamo in 46; poi siamo diventati sempre di più, ed adesso è da anni che siamo più o meno in 200 ogni anno.”Molti ragazzi trentini, in questi anni, si sono fermati a Taizè anche per più settimane, se non addirittura per mesi, come volontari.

In quest’anno speciale per la comunità ecumenica francese, sono state organizzate anche settimane “a tema”: una, a giugno, riguardante la vocazione religiosa, ed un’altra, dal 9 al 16 agosto, sul tema della solidarietà, per ragazzi dai 17 ai 30 anni, che è culminata, domenica 16, nella preghiera di ringraziamento in memoria di frère Roger, alla presenza di responsabili della Chiesa e di rappresentanti di altre religioni. Dal 30 agosto al 6 settembre, invece, è in programma un Seminario teologico internazionale.

Sono tre le ragazze trentine che hanno partecipato al “Raduno dei giovani per una nuova solidarietà”, durante il quale ragazzi di tutto il mondo hanno parlato di gioia, semplicità e misericordia, ed hanno avuto la possibilità ascoltare persone che, in vari campi, si occupano di solidarietà. Maria, una delle ragazze che ha vissuto questa settimana, era alla sua prima esperienza nella comunità ecumenica. Oltre alla multiculturalità del posto, racconta, di Taizè l’ha colpita il fatto che “ci si può comportare più liberamente, non si ha paura del giudizio degli altri e si è molto più fraterni rispetto a casa”.

Alberto, che invece a Taizè era già stato, afferma che “Taizè è un posto speciale proprio perché è così semplice: c’è solo l’indispensabile”. La maggior parte dei ragazzi che, da tutto il mondo, arrivano a Taizè, infatti, alloggia in tenda. “Impari anche a non avere fretta, ad aspettare”, aggiunge Alberto, pensando in particolar modo alle code che si fanno prima dei pasti. Riguardo a come si vive la fede a Taizè, piace soprattutto il clima d’apertura, anche nei confronti dei non credenti. “A Taizè, mi sembra che mi venga detto Non abbiamo la pretesa di dire come stanno le cose, ma sappiamo che Dio vi ama”, sostiene Alberto.

Di Taizè, Giovanni Paolo II ha detto che vi si sosta “come si passa accanto ad una sorgente. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua la sua strada”. Forse è anche questo il segreto di questa comunità, nata 75 anni fa, che continua ad essere una vera e propria fonte per così tanti giovani.

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