Marmolada, 26 agosto – Da Punta Rocca, dove San Giovanni Paolo II il 26 agosto 1979 esortò a guardare la bellezza del Creato e a invocare la Madonna, si è levato il grido “mai più la guerra”. Nel centenario della Grande guerra, l’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, è salito ai tremila metri della Marmolada per dire messa e ribadire che “non si possono uccidere i fratelli, ancor meno in nome di una religione o di vantaggi economici”.
In memoria della visita del Papa sulla Regina delle Dolomiti, il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, e l’Arcivescovo di Trento hanno aderito alla proposta di rievocare quella straordinaria presenza di trentasei anni fa. Il vescovo di Belluno-Feltre non ha potuto raggiungere la vetta della Marmolada per problemi di salute. È quindi toccato a mons. Bressan celebrare messa nella grotta Cappella della “Madonna delle nevi”, a Punta Rocca, davanti alla statua benedetta da San Giovanni Paolo II. Rievocando la guerra “che ha segnato questa magnifica montagna, con enormi sacrifici da una parte e dall’altra”, l’arcivescovo di Trento ha citato don Primo Mazzolari e quanto scriveva nell’ottobre del 1920: “Ci siamo odiati, straziati, uccisi, torturati per quattro anni senza tregua, senza cuore come le belve forse non fanno. E chiusa la guerra non abbiamo saputo buttar fuori da noi l’odio…”.
Nel pomeriggio, l’arcivescovo di Trento si è trasferito a Canale d’Agordo, paese natale di papa Albino Luciani, eletto al soglio di Pietro il 26 agosto 1978, morto dopo appena 33 giorni di pontificato e per il quale è in corso la causa di beatificazione. A Canale d’Agordo, 900 abitanti, mons. Bressan ha concelebrato con il vescovo mons. Andrich, originario dello stesso paese di papa Luciani, e che ha festeggiato 50 anni di messa nel giugno scorso.
All’omelia, l’arcivescovo di Trento ha ricordato l’elezione di Giovanni Paolo I: “Ero da due anni in Segretaria di Stato, la ricordo bene anche perché ci sorprese la rapidità della scelta. Il fumo del comignolo della Cappella Sistina aveva quella sera ampie volute, ma era piuttosto grigio e quindi dava indicazioni incerte”. Poi l’annuncio, il Gaudium magnum, e l’apparizione del nuovo Papa: “Già nel tratto ed anche nella voce rivelò la sua stessa sorpresa di trovarsi scelto per tale missione ed anche una certa trepidazione, del resto più che comprensibile. Già questo mostrarsi con tanta umanità attirò l’immediata simpatia di tutti: era uno di noi, affabile fino al sorriso, maestro e fratello insieme”. Quindi mons. Bressan ha ricordato la celebrazione solenne di inizio pontificato, alla quale collaborò per l’organizzazione e che, per espresso desiderio del nuovo Papa, “per la prima volta da secoli avveniva senza l’imposizione di una tiara e senza ricorso al trono”.
Benché brevissimo, ha sottolineato l’arcivescovo a Canale d’Agordo, “non fu un pontificato insignificante, ma provvidenziale e avviò un nuovo stile nell’essere Papa che il suo successore sviluppò con il proprio carisma, riprendendo il suo stesso nome. Fu qui proprio nel primo anniversario di quella elezione, per dire il rispetto e la stima”.
Mons. Bressan ha concluso manifestando la speranza di “poterlo venerare presto tra i santi riconosciuti”.
Lascia una recensione