Salti di vita

Non è forse la stagione migliore per cogliere uno dei tratti più suggestivi del paesaggio trentino, quello determinato dalle cascate. Settimane e settimane di siccità hanno provocato una consistente riduzione della portata d'acqua. Hanno accresciuto il loro flusso quelle alimentate direttamente dai ghiacciai, pesantemente minacciati dalla calura estiva.

Vita Trentina, nel rispetto della tradizione, dedica lo speciale ferragostano a questo spaccato della natura, che caratterizza con le sue altezze, i suoi scrosci d'acqua che si disperde tutt'intorno nella fase di caduta nebulizzata, l'umidità, i colori della vegetazione, i racconti leggendari, valli e convalli, proponendosi come meta ambita per locali e turisti.

Lo fa con il contributo dei suoi collaboratori che accompagnano l'attività del settimanale e di radio Trentino inBlu, quali voci e testimonianze del territorio. Una cascata si forma laddove un rivo, un torrente, un fiume incontra rocce di differente durezza la cui diversa resistenza all'erosione provoca la formazione di bruschi dislivelli. Nell'ambiente alpino, data la caratteristica configurazione morfologica del territorio, sono frequenti lungo i corsi d'acqua giovani e di non grande portata. Oltre all'importanza turistica e sportiva, anche grazie all'imporsi di alcune discipline sportive come il torrentismo e l'ice climbing, rivestono un significativo ruolo economico per l'utilizzazione della loro energia naturale. Negli ultimi decenni si sono moltiplicate le cascate artificiali per alimentare le centrali idroelettriche.

Enorme sviluppo ha poi avuto la coreografia per ricreare gli stessi scenari naturali in formato ridotto nei parchi urbani, nelle piazze e nei giardini di molte strutture ricettive alberghiere. Impianti mignon infine, con giochi luminosi di tutti i tipi sono riprodotti addirittura per essere collocati dentro casa; basti solo pensare ai presepi artistici dove non manca mai la cascatella ad azionare un mulino o una segheria. Ovviamente non è a queste invenzioni della tecnica che si è guardato, ma agli straordinari monumenti naturali considerati bellezze del creato, di fronte ai quali l'occhio non è sempre attento, prigioniero com'è l'uomo d'oggi della fretta, del mezzo mobile. C'è chi se ne fa un'abitudine per queste presenza straordinarie dietro l'angolo che rappresentano dei termometri della situazione idrica, del cambio delle stagioni, del carattere anche dell'umanità.

Alle nuove generazioni le cascate “parlano” se producono emozioni estreme. Dai loro rumori trasportati dal vento nei diversi punti cardinali le comunità montane, sin dalla notte dei tempi, hanno imparato a cogliere i segnali delle perturbazioni imminenti, dell'incedere dell'inverno, del disgelo. Di fronte a determinati fenomeni la gente ha acquisito lezioni di vita, lasciando tracce indelebili nei racconti popolari, in raffigurazioni artistiche, in forme di religiosità talora spazzate via dalla secolarizzazione. E' la celebrazione dell'acqua come fonte di vita, alimento che si è fatto raro in molte parti del mondo, pretesto per conflitti o per progetti che snaturano Paesi, corsi d'acqua, cascate e biodiversità. Disastri naturali come quelli accaduti in questi ultimi giorni a Bassano, Firenze, nel Cadore, sulle Dolomiti di Fassa in conseguenza di eventi catastrofici chiamati “bolle”, improvvisi, drammatici, sono colti come effetti dei cambiamenti climatici provocati dall'azione improvvida dell'uomo, come ha denunciato Papa Francesco nell'Enciclica Laudato si’. Onu, Usa, Ue ed anche molte istituzioni economiche hanno incominciato a prendere coscienza degli errori anche se invertire la rotta, a naufragio avvenuto, appare un'operazione lenta e faticosa. Pure il premier Matteo Renzi ha annunciato lo stanziamento di 1,3 miliardi per il dissesto. L'enciclica di Francesco è un appello a cambiare senso in direzione di una rivoluzione culturale libera dal dominio della finanza e della pretesa tecnologica di manipolare la natura. Le parole del Papa invitano ad un cambiamento degli stili di vita individuali e comunitari perché “è arrivata l'ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo”. E “un'altra modalità di progresso e di sviluppo” non solo è possibile, ma è auspicabile. Senza equivoci è l'affermazione che bisogna “integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente, per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri” e la denuncia che proprio questi ultimi subiscono “gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali” e pagano un prezzo altissimo. Le cascate, stanno lì pure loro, come bene collettivo, patrimonio di tutta l'umanità, a rappresentare l'intimo legame di tutte le creature e a richiamare la “tremenda responsabilità” dell'essere umano nei confronti della creazione.

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