Innsbruck – Ricorrono quest’anno i cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e, in questo contesto, della pubblicazione della Nostra aetate, la dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. Per l’occasione il vescovo di Innsbruck Manfred Scheuer ha pubblicato un messaggio che si apre con le parole del Deuteronomio: “Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani”. In esso il vescovo ribadisce la condanna del culto di Andreas da Rinn che, come il Simonino di Trento, fu a lungo ritenuto vittima di un omicidio rituale compiuto da membri della comunità ebraica e come tale fu fonte di pregiudizio antisemita.
La Chiesa, dice la Nostra aetate, “deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque”. Un primo tentativo di interrompere il culto di Anderl fu intrapreso nel 1910 dal rabbino di Innsbruck Josef Sagher che pregò il Papa di allontanare le immagini dell’omicidio rituale dalla chiesa di Judenstein. Invano. Nel 1953 il vescovo Paulus Rusch tolse il nome dal calendario, ma fu mons. Reinhold Stecher, nel 1985, ad annunciare la fine del culto, decretata poi in modo definitivo nel 1994.
“Qua e là – scrive ora il vescovo Scheuer – ci sono ancora iniziative che possono far pensare che il culto di Anderl sia ancora vivo. Ribadisco con tutta chiarezza e decisione: sul piano ecclesiale quel culto è morto! Le piccole iniziative private si pongono chiaramente al di fuori della comunità cristiana”.
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