La cerimonia per i 20 anni dal genocidio di Srebrenica è stata guastata dalle proteste contro il leader serbo Aleksander Vucic accolto da fischi, urla e lancio di sassi. Il primo ministro della Serbia era ministro di Milosevic, cosa che i superstiti della strage di Srebrenica dell'11 luglio 1995 non hanno mai dimenticato. Vucic, 45 anni, si è poi riconvertito all'Europa, sconfessando gradualmente i deliri della Grande Serbia e i misfatti di Ratko Mladic, il “boia” di Srebrenica.
Vucic era stato sconsigliato a presenziare alla giornata di lutto che si è tenuta sabato 11 luglio, ma aveva cercato di mitigare la rabbia della gente dichiarando che “non ci sono parole per definire quel crimine mostruoso”, e che “andare a rendere omaggio alle vittime degli altri è una condizione perché gli altri vengano dalle nostre”. La rabbia è esplosa mentre Vucic stava raggiungendo il palco delle autorità fra la folla. Era appena stato insignito del “fiore di Srebrenica”, distintivo che gli era stato appuntato sulla giacca da Munira Subadic, la presidente delle Madri, in segno di riappacificazione. Ha dovuto però abbandonare la piazza in tutta fretta difeso dalle guardie del corpo. Il bilancio dell'eccidio avvenuto nella così detta “zona protetta” dalle Nazioni Unite tramite un corpo olandese, è di 8.372 vittime accertate. Sono 6.241 i cadaveri identificati; 136 quelli riconosciuti recentemente, tumulati l'11 luglio nel mausoleo di Potocari e 800 quelli che attendono ancora la sepoltura. Sono mille i testimoni interrogati dal Tribunale dell'Aja sui crimini dell'ex Yugoslavia, venti gli imputati, quasi tutti alti ufficiali serbo-bosniaci, dei quali 14 dichiarati colpevoli, e quattro i processi ancora in corso, compresi quelli a Karadzic e Mladic. Per la prima volta è stato riconosciuto il reato di genocidio. ”Il mondo si girò dall'altra parte, ciò deve pesare sulle nostre coscienze” – ha dichiarato Laura Boldrini, presidente della Camera, mentre per Federica Mogherini, responsabile della politica estera Ue, “a Srebrenica l'Europa fallì: è invito all'azione perché ciò non si ripeta”. Entrambe erano presenti alla cerimonia, fra gli altri, con Bill Clinton, ex presidente Usa, fautore degli accordi di Dayton. Con la città, il Trentino ha intrepreso numerose iniziative di solidarietà. Una tra le più efficaci ha per protagonista la Federazione degli allevatori che grazie alla collaborazione di Giovanni Battista Rigoni Stern di Asiago, ha portato a termine un piano di sviluppo nel settore zootecnico.
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